Tomb Raider: Anniversary
Che possa piacere o meno, il personaggio di Lara Croft è stato il primo – e il più eclatante – esempio di come un videogioco sia riuscito a balzare fuori dai monitor e invadere il cosiddetto ‘mondo reale’. La giovane e nobile avventuriera ha saputo in breve tempo conquistare copertine, interesse della stampa, televisione, moda, musica, fumetti, e perfino cinema.
La popolarità della sexy e poligonale Lara è cresciuta a dismisura, divenendo un fenomeno di costume e garantendo incassi facili alla Eidos con i capitoli successivi (e i vari data disk) del gioco originale. Anni dopo, lo strepitoso successo è andato via via appannandosi a causa, forse, di una sovraesposizione del personaggio e a ‘sequel’ troppo simili, nella struttura, al prototipo.
Paradossalmente, la voglia di protagonismo di lady Croft ha, col tempo, messo in ombra la sua stessa natura videoludica. Ma in realtà, il primo “Tomb Raider” fu un gioco a suo modo rivoluzionario: un mix irripetibile di raffinata e dinamica giocabilità, con evoluzioni acrobatiche e combattimenti con armi da fuoco, condito da una grafica tridimensionale di grande effetto (adattata poi per il mercato nascente delle schede video acceleratrici) e da lunghe esplorazioni solitarie attraverso luoghi degni del dr Jones. L’ispirazione proveniva palesemente dal vecchio “Prince of Persia” di Jordan Mechner, con i suoi salti, le piattaforme e, perfino, le mortali lance che spuntavano dal pavimento. Nonostante ciò, “Tomb Raider” seppe brillare di luce propria con un risultato finale mai più raggiunto dai suoi seguiti, forse a causa dell’abbandono dell’autore e designer principale, Toby Gard.
Sebbene in passato si fosse vociferato di un ritorno alla Core Design (responsabile della serie fino al criticatissimo “The Angel of Darkness”) per un progetto tributo, sono stati infine i nuovi autori della Crystal Dynamics a occuparsi di “Tomb Raider: Anniversary”, vero e proprio remake del titolo originale ed edito 11 anni dopo (anno 2007). Compito: ricreare le atmosfere di “Tomb Raider”, conservando trama e ambientazioni originali, all’interno di una grafica completamente rinnovata e con l’aggiunta delle inevitabili modifiche strutturali nel gameplay.
“Tomb Raider: Anniversary” è un incrocio fra il gioco originale e il precedente “Tomb Raider: Legend”, di cui è il prequel: riprende quindi schemi, abilità ed enigmi già collaudati con successo l’anno prima. Il progetto può anche vantare il ritorno di Toby Gard nel team creativo (benché si sia limitato al ruolo di consulente generale e curatore della regia delle cutscene, mansioni in parte già ricoperte nel precedente episodio) e di Jason Botta, ex capo artistico di “Legend”.
La trama resta invariata rispetto allo storico capostipite, ma conserva comunque gli elementi continuity introdotti in “Legend”, con l’inserimento della figura del padre di Lara e di una certa introspezione della protagonista, che già dal titolo precedente era stata dotata di maggiore profondità, risultando ben diversa dal granitico e acido personaggio apparso fino a “The Angel of Darkness”.
Il plot, molto semplice, è presto detto: attraverso un vecchio amico/rivale mercenario, Larson, Lara viene assunta dalla ricca e misteriosa Jacqueline Natla che la sfida a recuperare un misterioso manufatto, probabilmente appartenuto alla civiltà scomparsa di Atlantide. L’oggetto in questione, chiamato Scion, rappresentava una delle antiche ossessioni di sir Richard Croft, il padre di Lara: la giovane avventuriera, quindi, non si lascia pregare e vola in Perù nel tentativo di terminare il lavoro del genitore, scomparso da anni.
Pur non mancando riferimenti cameo alle altre avventure di Lara, “Anniversary” può considerarsi a tutti gli effetti parte attiva del nuovo canone introdotto dalla Crystal Dynamics con “Legend”. La scelta risulta indovinata: grazie a questo espediente, gli autori non solo evitano di contraddire il background della next generation, ma arricchiscono (nei limiti del possibile) la trama dell’originale “Tomb Raider”, di per sé lungi dall’essere memorabile.
In effetti, i dettagli introdotti dai nuovi autori, che generalmente riguardano direttamente la protagonista, rappresentano gli unici momenti in cui ci si sente realmente coinvolti nella narrazione: la giovane Lara è alla sua prima avventura, e appare a volte insicura ed emotiva, specie di fronte alla morte o a un dilemma morale. Il buon lavoro sul personaggio dona una dimensione in più all’avventuriera dalla lunga treccia: particolarmente riuscite un paio di sequenze in cui la nostra eroina finisce per ricordare il vecchio (e connazionale!) James Bond.
Tutto ciò costituisce parte dei pochi guizzi di una storia abbastanza lineare (con un unico vero colpo di scena, peraltro un po’ insipido), arricchita fortunatamente da spettacolari cutscene magistralmente realizzate e dalle ottime espressioni facciali dei protagonisti. Riguardo quest’ultimo aspetto, c’è da segnalare l’eccezionale ‘recitazione’ di Lara (una delle migliori mai viste), particolarmente realistica soprattutto in alcuni – sexy! – ‘sguardi’.
Buona la scrittura dei dialoghi, curata da Matt Ragghianti (un collaboratore del serial “Lost”).
Graficamente parlando, “Anniversary” riutilizza il motore di “Legend” e ne replica le peculiarità visive, con qualche modifica o aggiunta marginale. Riguardo a Lara, si notano un modello più ricco di poligoni, un look generale ringiovanito (com’è giusto che sia) e il reinserimento del costume verde acqua adottato nel gioco originale.
A onor del vero, l’impatto grafico non è impressionante, benché funzionale. A ciò si pone parzialmente rimedio con buone animazioni e splendide ambientazioni (riprese dal gioco originale) che spesso lasciano a bocca aperta, in particolare quelle relative ai paesaggi della ‘Valle Perduta’ e agli scorci egizi.
Ottimo anche il sonoro. Troels Brun Folmann di “Legend” compone un buon remix del tema originale (sebbene inferiore a quello realizzato per “The Angel of Darkness” da Martin Iveson) e svariate orchestrazioni contestualizzate all’azione. Momenti corali regalano poi una certa solennità ai combattimenti più impegnativi.
Buoni come sempre gli effetti sonori e le voci. Confermata la pregevole voce di Keeley Hawes / Lara, sostituita dalla solita Elda Olivieri nella versione italiana (come sempre, però, il suo timbro è eccessivamente maturo, problema reso ancora più evidente in questo prequel). Più che adatti i comprimari: un doppiaggio encomiabile.
Dal punto di vista della giocabilità, questo tributo adegua i vecchi livelli del gioco originale alle nuove skill di Lara, già apparse in “Legend”. Nonostante questo, è richiesto di fare a meno di alcuni gadget tecnologici, e si torna anche all’antico inventario (rappresentato nuovamente ad anello) di “Tomb Raider”. Il rampino è l’unica eccezione, benché non si tratti di quello magnetico visto nel titolo precedente.
Le sparatorie (che spesso coinvolgono animali o enormi boss) rappresentano, comunque, poco più di un intermezzo di ciò che è l’anima di “Anniversary”, ovvero i salti, le acrobazie e le evoluzioni sulle ‘piattaforme’ atti a raggiungere porte, chiavi o sezioni altrimenti inaccessibili. Ogni dote atletica di Lara è indispensabile per venire a capo dei lunghi livelli, il cui design (ispirato all’originale) appare complesso e ben costruito.
Il titolo garantisce un’esperienza di gioco più lunga di quella di “Legend”: i vari ambienti non raggiungono la complessità della labirintica esperienza del primo “Tomb Raider”, ma si difendono bene, proponendo una certa libertà di movimento e aree piuttosto ampie.
Come conseguenza, si è di fronte a una difficoltà ben superiore rispetto a quella osservata nel titolo precedente, seppur ancora inferiore a quella del modello ispiratore: in ogni caso, alcune sezioni non scherzano affatto, e alcuni picchi appaiono forse troppo elevati, come durante il penultimo livello ambientato ad Atlantide e in alcuni frangenti all’interno della villa di Lara (il classico ambiente slegato dal gioco principale e liberamente esplorabile, questa volta più esteso che mai).
Ritornano anche le divertenti cutscene interattive, diversivo semplice ma emozionante alle intriganti – ma spesso lente – perlustrazioni.
Abbandonando il sistema di controllo ‘a blocchi’ che caratterizzava le prime avventure ‘geometriche’ di Miss Croft, “Anniversary” non differisce da “Legend”, con un controllo mouse + tastiera che può creare diversi grattacapi: nonostante le varie agevolazioni, la telecamera che segue il personaggio non è sempre efficace, e a volte si rischia di sentire la mancanza della visuale dinamica e automatica dei primi giochi.
Le sparatorie, relegate comunque a un ruolo marginale, restano il punto debole di un gioco che riesce a tenere viva l’attenzione per tutta la sua durata: l’introduzione di una variante del ‘bullet time’ cerca di rendere i combattimenti più eccitanti, ma si finisce comunque per rimpiangere il vecchio sistema dei primi episodi, più ‘pilotato’ ma maggiormente spettacolare. Non ne esce meglio l’intelligenza artificiale dei nemici, che sembra quasi al livello di quella di undici anni prima (sarà mica voluto?).
Piacevoli gli inserti speciali, fra i quali spicca l’interessantissimo ‘commento audio’ stile dvd (sottotitolato in italiano) che svela piccole e grandi curiosità sul prodotto e sulla serie in generale, direttamente dalle simpatiche voci di Toby Gard e Jason Botta.
Poco importa se la fama della bella avventuriera non fosse fulgida come in passato: “Anniversary” è un ottimo episodio, senza dubbio uno dei migliori della longeva serie.
La citazione:
Lara: Non ho tempo da perdere. Togliti di mezzo o morirai.
Larson: Cosa vuoi fare, spararmi? Andiamo, Lara: io ci lavoro solo, qui. So quanto lo desideri, ma non posso lasciarti passare. Ed entrambi sappiamo che non mi uccideresti per questo. Tu non sei così.
(Lara sembra cedere e abbassa per un attimo le armi. Poi, le punta di nuovo, ancora più determinata)
Lara: Non sono la persona che credi.
Gennaio 18, 2013 venerdì at 8:41 pm
Beh Tomb Raider 1 è il migliore: i “paraurti” geometrici-euclidei di Laura restano imbattibili! 😀 A parte gli scherzi e tralasciando i bei ricordi e l’affetto che mi lega al primo Tomb raider (il mio primissimo gioco per PSX: per me che provenivo dal Megadrive mi sembrò davvero una porta spalancata verso il futuro dei videogiochi), credo di non dire una castroneria nel sostenere che il level design di quel gioco era di altissimo livello, a tratti geniale, e i seguiti della Core (mi riferisco a quelli su PSX , mentre The angel of darkness non l’ho mai provato: a proposito, nonostante la fama di “pecora nera”, e forse proprio per questo, lo dovrò recuperare prima o poi, anche perchè ora l’hanno pure messo su steam) pur ottimi giochi, sotto questo aspetto gli sono inferiori. E solo ora fra l’altro apprendo che il designer principale del primo, Toby Guard, non lavorò anche sui seguiti (e ciò spiega parecchie cose).
Comunque, quando fu annunciato questo remake, feci i salti di gioia perchè l’idea di ritornare a esplorare quegli ambienti che molti anni prima mi avevano così affascinato mi stuzzicava non poco. Così lo comprai (in versione PS2) e me lo spolpai. Il gioco è ottimo, nulla da dire. Devo confessarti però che, nonostante la giocabilità migliorata e resa più fluida, nonostante i livelli più ampi e diversificati, nonostante la trama arricchita, nonostante i ritocchi grafici, le sensazioni provate con Tomb raider 1 non le ho rivissute con l’Anniversary. Sarà perchè nel frattempo i nostri gusti si sono raffinati? Sarà perche questo genere di giochi basati sull’azione più che sulla trama invecchiano meno bene ad es. di un’avventura grafica? Sarà perchè Uncharted ha spostato molto più in là l’asticella nel genere action-adventure? Non lo so. Comunque io penso che alla Crystal Dynamics siano molto bravi e proprio per questo restino con le ali un pò tarpate se i produttori gli commissionano solo seguiti di questa saga (a proposito: Underworld, finito di recente, l’ho trovato un pò sottotono). Sul reboot poi ho dei dubbi perchè dopo aver visto qualche anteprima temo che possa venir fuori un Uncharted ancora più scriptato e “guidato” e privo al contempo della maestria dei Nauthy dog, ma potrei sbagliarmi. Gli gioverebbe forse tornare sulla bellissima saga di Legacy of kain o, ancor meglio, iniziare un progetto del tutto nuovo. Ma in un mercato videoudico basato sui seguiti, mi rendo conto che è pura utopia.
Sull’originale Tomb Raider (che ho finito più volte) ti capisco, anche io ho questi ricordi di un gioco veramente epico con un design complessissimo ma soddisfacente. E lo spostamento ‘a blocchi’ aiutava a calcolare i salti. Però poi hanno fatto 4 seguiti tutti uguali e sono arrivato a Chronicles stremato, non ne potevo più 😀 .
Difficile confrontare l’originale col remake, poichè appartengono a due epoche diverse e sono diretti a target diversi. Ma la CD secondo me è riuscita con successo sia a mantenere il rispetto dell’originale sia a portare avanti la trilogia facendone un ‘prequel’ di Legend. Il gameplay è cambiato, certo, però siamo cambiati anche noi 🙂 .