Cave, The

TheCave_coverAll’interno della misteriosa Caverna parlante, sette personaggi sradicati dal tempo e dallo spazio devono fare i conti con il proprio passato e venire a patti con il proprio ‘io’ attraverso un lungo dedalo di ostacoli ed enigmi di svariata natura. Al termine dell’impresa, forse, avranno scoperto qualcosa in più su se stessi e sulla propria natura.

L’attesissimo ritorno di Sua Maestà Ron Gilbert nel campo delle avventure grafiche era circondato da un alone di scetticismo. Pur avendo realizzato una serie di adventure rivolte ai più piccoli durante il periodo alla Humongous Entertainment prima e alla Hulabee Entertainment poi, il papà di Guybrush era in effetti rimasto fuori dal giro fin dai tempi di “Monkey Island 2”, oltre 20 anni prima. A far alzare ulteriori sopraccigli giunsero poi le prime immagini di “The Cave”, che rappresentavano un semplice platform arricchito, forse, da qualche sporadico puzzle. La provocazione di Gilbert non si fece attendere con l’uscita di un video trailer che, pur presentando sequenze decisamente arcade, sentenziava sornione ‘An Adventure Game by Ron Gilbert’. Il capo sei tu, Ron.

Il cast al completo.

Il cast al completo.

Assemblato un piccolo team alla Double Fine dell’amico e collega Tim Schafer, “The Cave” (2013) rappresenta paradossalmente un parziale ritorno al passato: sette personaggi selezionabili tre alla volta, enigmi da risolvere con la collaborazione combinata di tutti; un’unica, grande location; trama semplice, protagonisti silenziosi. Impossibile quindi non cogliere le analogie con la produzione a cui Gilbert è evidentemente più affezionato, quel “Maniac Mansion” che cambiò per sempre le regole e la storia degli adventure e a cui “The Cave” è spiritualmente e strutturalmente legato.

Umorismo gilbertiano.

Umorismo gilbertiano.

L’inserimento dell’elemento platform (in realtà fake: non è possibile morire definitivamente né è richiesta abilità manuale per superare ostacoli) nasce però da un grosso equivoco di fondo, ovvero la convinzione che perlustrare l’ambiente e raggiungere la zona interessata saltando, arrampicandosi o scivolando sulle corde possa abbattere la monotonia generata dall’adventure classico (in cui spesso basta un doppio click del mouse per evitare ogni transizione) e coprire nel contempo il frequente ricorso al backtracking. Sfortunatamente si tratta di una cantonata: alla lunga, essere costretti ad affrontare continuamente sequenze platform anche solo per ‘provare’ a risolvere un enigma può piuttosto mettere a dura prova i nervi, soprattutto considerando che ogni personaggio può portare con sé un solo oggetto alla volta.

Seppur risulti apprezzabile lo sforzo (e il masochismo!) di cercare di proporre qualcosa di meno prevedibile e, a suo modo, unico, bisogna riconoscere che il risultato finale non funziona come dovrebbe, e il coraggio dell’autore si infrange velocemente contro l’impietoso e solidissimo muro della realtà.

L'area della Viaggiatrice del Tempo è una delle più divertenti, piena zeppa di enigmi che possono ricordare quelli apprezzati nel vecchio Day of the Tentacle.

L’area della Viaggiatrice del Tempo è una delle più divertenti, piena zeppa di enigmi che possono ricordare quelli apprezzati nel vecchio Day of the Tentacle.

Nonostante tale difetto (senza dubbio il più incisivo) accompagni il giocatore lungo tutta la durata dell’avventura, “The Cave” possiede – per fortuna – ottime frecce al proprio arco.

Innanzitutto, Gilbert si concentra fortemente sul game design e dimostra un’attenzione alla sua struttura quasi sempre puntuale e precisa, con tanti enigmi stimolanti e divertenti. La gigantesca Caverna è, in effetti, un pretesto semplice ma efficace per inserire i protagonisti in ambientazioni diverse e fuori di zucca, spingendo a tavoletta il pedale sulla creatività. Ognuno di loro possiede, inoltre, un’abilità speciale che permette di oltrepassare ostacoli (per esempio, la viaggiatrice del tempo può teletrasportarsi, mentre il cavaliere può attivare l’invulnerabilità), ma soprattutto una propria area personale dedicata in cui esprimere appieno la propria caratterizzazione: ne consegue che  l’unico modo per vedere tutto ciò che il titolo ha da offrire è quello di giocare con tutti e 7 gli eroi (sono quindi necessarie almeno tre partite), il che in effetti aumenta – sebbene un po’ artificiosamente – la rigiocabilità.
Un’altra conferma della cura riposta nel design e nella programmazione giunge dalla possibilità di terminare l’avventura con qualsiasi combinazione di protagonisti grazie a uno scenario che si adatta alla scelta iniziale del giocatore.

Con quello stile alla Tim Burton, non sorprende che la risoluzione dell'area dei gemelli sfoci in un momento simile, ma in realtà quasi ogni zona terminerà con una strage generale.

Con quello stile alla Tim Burton, non sorprende che la risoluzione dell’area dei gemelli sfoci in un momento così macabro, ma in realtà quasi ogni zona terminerà in una strage generale.

Con una grafica piacevole e un sonoro ben realizzato (ottima in particolare la voce della Caverna), “The Cave” è permeato di quell’umorismo gilbertiano a cui molti giocatori erano abituati tanti (troppi?) anni prima e che si arricchisce di una decisa ed esilarante impronta ‘scorretta’ e a tratti macabra (in pratica, quasi ogni area si risolve in una strage). Tali caratteristiche e, soprattutto, l’eccellente scrittura sono però tristemente relegate ai margini (così come accadeva nel precedente lavoro di Gilbert, “Deathspank”) ed è veramente un peccato assistere a un tale spreco: una sceneggiatura più ricca, una narrazione articolata e una mole di testo maggiore avrebbero decisamente messo alla luce uno dei principali talenti dell’autore, il quale dimostra di non aver perso la verve (sebbene talvolta l’insistenza a favore dell’autocitazione appaia forse eccessiva) ma di non sapere (o volere) valorizzarla appieno.

Eppure tutto questo mi ricorda qualcosa...

Eppure tutto questo mi ricorda qualcosa…

The Cave” è troppo imperfetto per rappresentare il trionfale ritorno dell’uomo che fece grande la Lucasfilm/Arts, ma certamente rispecchia la figura di un game designer intelligente che si sforza (spesso con un atteggiamento da anti-divo) di mettersi in gioco proponendo sempre qualcosa di inaspettato. Segno che, per fortuna, il buon Ron non ha abbandonato la sua vena creativa e sperimentale.

     

La citazione:
Caverna: Benvenuti nella… Caverna. Sono io. La Caverna. Sì, sì, sono una caverna parlante. Non ridete, mi rende la vita sentimentale un inferno.

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Categories: videogiochi

avatar Gnupick

One Response to “Cave, The”

  • avatar lampadario ha detto:

    Il problema vero sono le aree comuni, che per finire il gioco con tutti i personaggi vanno rigiocate fino alla nausea! Se uno volesse platinare il gioco poi, dovendo sbloccare finale “buono” e “cattivo” per ogni personaggio, ancora peggio…


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