double fine
Broken Age: il fallimento di un progetto di successo
Contrariamente a ciò che poteva suggerire in quanto ‘mossa a sorpresa’, la campagna Kickstarter della Double Fine era molto ben studiata.
Ma il successo travolgente… quello davvero non era previsto. Immediatamente, quindi, si rese necessaria la riorganizzazione del progetto in qualcosa di più ambizioso.
Poi giunsero i problemi di budget, l’allontanamento volontario di Ron Gilbert dal progetto (di cui, è bene precisare, non aveva mai davvero fatto parte), la suddivisione artificiosa in due episodi, i ritardi, l’uscita di una prima sezione che aveva suscitato qualche perplessità, il tempismo discutibile nell’annunciare e poi distribuire una nuova versione di “Grim Fandango”, l’annuncio di una remastered anche per “Day of the Tentacle”, gli ulteriori ritardi. Un cammino impervio e pericoloso.
A giochi ormai fatti, con la distribuzione della seconda parte di “Broken Age”, è possibile tirare le somme di un progetto nato alla grande, successivamente trasformatosi in qualcosa di diverso e infine approdato negli store in una forma incerta, incapace di provocare i cori di giubilo che tutti noi eravamo pronti a intonare alla partenza della campagna di crowdfunding.
Completando il secondo episodio e basandomi sulla storia produttiva (esclusi i documentari, che ho seguito poco), posso sintetizzare le sensazioni che ho maturato in tre punti: (altro…)
Maggio 2, 2015 sabato at 10:38 am
Il pubblico va sempre accontentato? – Parte 2
A distanza di circa un mese dall’uscita dell’ultimo capitolo di “Broken Sword”, l’arrivo di “Broken Age” permette di effettuare un primo confronto fra i due, attesissimi, lavori. L’ultima fatica di Tim Schafer, pur condividendo con l’opera dei Revolution la suddivisione in due parti e il ritorno di autori rappresentativi per il genere adventure, svetta in quanto a importanza storica, rappresentando il progetto simbolo di Kickstarter che ha dato il via alla ben nota ondata di titoli finanziati col meccanismo del crowdfunding.
La distinzione più netta fra le due opere risiede certamente nell’approccio intrapreso alla base. Infatti, nonostante fosse stato presentata come l’avventura che i nostalgici cresciuti a pane e “Monkey Island” desideravano e un vero e proprio omaggio agli appassionati, “Broken Age” è in realtà un’opera personale e visionaria, frutto della sensibilità di un autore che, pur mantenendo in superficie la promessa fatta ai giocatori/finanziatori, sceglie di sorprenderli piuttosto che adagiarsi sul successo di comodo.
Laddove quindi l’ultimo “Broken Sword” appare ruffiano, insicuro e anonimo, il lavoro della Double Fine è creativo, profondamente spiazzante. Schafer rifiuta il fanservice e consegna un’avventura che, in fondo, di old ha davvero poco, arrischiandosi a raccontare una storia visionaria dalla fruizione non immediatissima e suggerendo la presenza di simbolismi e allegorie fin dalla prima immagine. (altro…)
Gennaio 25, 2014 sabato at 2:54 pm