Simon the Sorcerer 4: Chaos Happens

Che dietro la pessima grafica, le brutte sequenze pseudo-arcade e le centinaia di imperfezioni tecniche si nascondesse il miglior episodio della serie dedicata allo scorrettissimo mago teenager era una verità sfuggita a molti: “Simon the Sorcerer 3D” fu un gioco che gli avventurieri preferirono ignorare, e di certo la cosa non fece navigare in buone acque la povera Headfirst Productions (ex AdventureSoft) di Mike e Simon Woodroffe, capace nel suo percorso travagliato di sfornare solo un altro titolo (“Call of Cthulhu: Dark Corners of the Earth”) prima di dichiarare definitivamente bancarotta nel 2006.
Ma, si sa, le software house vanno e vengono ma i brand sono immortali, e così i diritti sulle nuove avventure di Simon vennero acquistati dalla tedesca RTL che incaricò i Silver Style (con a capo il project leader Carsten Strehse) di sviluppare un nuovo capitolo (uscito poi nel 2007) che facesse dimenticare il mezzo passo falso compiuto dalla serie.

Nella schermata iniziale campeggia la pettorutissima Alyx: un'immagine non proprio indicata per settare il mood del gioco.

La trama vede Simon tornare nel Regno Magico in seguito a una richiesta d’aiuto comunicata in forma ‘onirica’ da Alyx (la nipote del mago Calypso vista nel secondo episodio). Sul posto, l’irriverente ragazzo scopre che il ciambellano di corte, tale Calaba, ha intenzione di usurpare il trono e per farlo sembra che collabori con un ‘doppio’ di Simon, apparso misteriosamente dal nulla. Ciò che complica le cose al nostro eroe è la personalità del sosia/rivale: essendo il suo opposto, è educato e gentile e per questo è adorato da tutti.

L’esile plot di base rispetta la tradizione della serie, sia nell’avvio pretestuoso, sia proponendo come in passato due macrolocazioni (il Regno Magico e il Regno dei Morti) esplorabili liberamente (o quasi) fin da subito. Purtroppo, però, al contrario di quanto avvenuto negli ultimi due capitoli, il corso degli eventi risulta banale e spoglio: se si esclude un piccolo colpo di scena verso metà della storia, infatti, l’intera avventura offre un intreccio poco ispirato che gioca eccessivamente sul sicuro; per compiacere il fan, inoltre, si punta alla passerella di personaggi ricorrenti, ma la loro importanza all’interno della trama è sostanzialmente ridotta (come accade con l’ininfluente Calypso o il solito Paludoso) e l’inserimento può apparire un po’ forzato.

Il viscido Calaba prenderà il posto del cattivo storico della serie, Sordid.

Se si esclude quindi il doppio di Simon e la procace Alyx (promossa a un ruolo più rilevante), la funzione di un comprimario si esaurisce generalmente in seguito a un enigma: siamo quindi molto lontani dalla progressione e dal riciclo intelligente adottato nel terzo capitolo.

In aggiunta a ciò, gli autori si ‘dimenticano’ di chiarire alcuni punti rimasti oscuri generati dal cliffhanger spiazzante di “Simon the Sorcerer 3D”. Se, per fare qualche esempio, il Calypso di “Chaos Happens” è quindi coerentemente presente solo come ectoplasma, non viene affatto spiegato come Simon sia riuscito a tornare a casa dal Nexus (la location hi-tech presente nell’ultima sezione del “Simon 3D”), né che fine abbia fatto la sua arcinemesi, Sordid (qui del tutto assente); la stessa personalità del doppio di Simon, inoltre, non collima con la sua precedente apparizione (era stato infatti presentato come un doppelganger malvagio e sadico).

Paludoso torna in un ruolo assai più ridotto rispetto al capitolo precedente: questa volta, a sorpresa, Simon sarà costretto a trangugiare davvero lo stufato!

Il passaggio inglese-tedesco ha anche provocato qualche – inevitabile – ripercussione sul livello di umorismo, sicuramente meno brillante di quello sfoggiato dai Woodroffe: in ogni caso, è piuttosto evidente l’impegno degli autori nel cercare di raccogliere l’eredità (Simon è perfido e insensibile al punto giusto e l’approccio metanarrativo è stato conservato) e molti commenti del protagonista strappano un sorriso insieme a qualche risata nelle situazioni più riuscite, per cui si può dire che poteva andare decisamente peggio (occhio anche all’autoironia riguardante il fiasco di “Simon 3D”). Da segnalare anche un uso meno massiccio di riferimenti pop e di citazioni dal mondo delle favole, queste ultime presenti in forma meno elegante e più prevedibile (si veda l’esempio di Cappuccetto Rosso); in compenso, nel Regno dei Morti Simon incontrerà qualche figura mitologica, come l’isterica Banshee e il triste Orfeo.

Controllare il 'doppio' di Simon genera alcune delle battute più simpatiche del gioco: osservare lo stesso mondo da due angolazioni diverse (una irriverente e cinica, l'altra genuina e compassionevole) non ha prezzo.

Simpatiche le sequenze in cui ci si trova a controllare il ‘doppio’ di Simon: osservare gli stessi ambienti con gli occhi politically correct del gemello buono riesce tanto ad annullare la sensazione di riciclo delle locazioni quanto a divertire: peccato che il girovagare non sia incoraggiato, poiché le azioni da compiere durante la suddetta sessione si contano sulle dita di una mano.

Come intuibile, il restyling grafico ha riguardato in prima istanza l’abolizione del tanto criticato 3D totale in favore di un più rassicurante e piacevole 2.5D. Nonostante gli ambienti siano ben disegnati, però, il design dei modelli ha perso parte di quell’aspetto cartoon che contraddistingueva gli altri episodi e lo stile – un po’ anonimo – non è completamente centrato: il viso di Simon, in particolare, è del tutto inespressivo, come se si osservasse una bambola dallo sguardo vacuo. Infine, qualche animazione in più non avrebbe certamente guastato.

Il Regno dei Morti rappresenta la consueta variazione all'universo di gioco.

Sul fronte enigmi la musica non cambia, con un ritorno al classico piuttosto smaccato e, in definitiva, gradevole (anche l’interfaccia è tornata a essere il più intuitiva e pulita possibile): l’accesso quasi immediato di gran parte delle locazioni disponibili rivela comunque un ambiente molto più raccolto e meno complesso che in precedenza, ma per fortuna tale elemento dribbla la dispersività presente nei vecchi episodi.

Il game design (che si avvale della collaborazione della coppia Simon e Mike Woodroffe) è generalmente buono e con qualche sbavatura qua e là (a onor del vero, diversi problemi affliggevano anche gli altri titoli della serie), ma purtroppo non sempre appare chiarissimo l’obiettivo del giocatore e spesso si è costretti a ricorrere al ‘diario’ per capire dove concentrare le attenzioni: benchè non si riveli particolarmente utile, la feature permette di accedere anche a un sistema di hint.

Simon sarà imprevedibilmente ucciso insieme al suo odiato 'doppio', e sarà costretto a trascorrere un bel po' di tempo col suo rivale.

Una colonna sonora non particolarmente adatta al contesto e i pochissimi effetti sonori potrebbero chiudere il quadro, ma proprio non si può saltare lo scempio compiuto dall’adattamento italiano: sebbene si tratti del primo “Simon” con doppiaggio nella nostra lingua, l’operazione è stata operata solo sulla metà delle frasi, lasciando muto il resto. Ma c’è di peggio: le voci dei personaggi non sarebbero neanche male (il protagonista è invero piuttosto azzeccato), ma l’adattamento deve aver totalmente evitato qualsiasi passaggio di testing in game, poiché la stragrande maggioranza delle battute, pur tradotta correttamente, è del tutto fuori contesto. Sicuramente il disastro è una conseguenza di un imprevisto problema relativo al budget, ma non si può proprio perdonare: siamo infatti di fronte a un gioco perlopiù incomprensibile, a cui non è stata neanche data la possibilità di poter passare ai testi in inglese o, almeno, alle voci.

Anche questa volta, Simon dovrà trovare il modo per ingannare i due demoni pasticcioni.

Simon the Sorcerer 4: Chaos Happens” non è esattamente il più fulgido dei ritorni, e probabilmente rappresenta l’episodio più debole della serie fino a questo punto. Ma sentirsi coccolati da un gioco dalle qualità medie che riesce a dare ciò che promette, a volte, non fa male.

     

La citazione:
Paludoso: Non ti ricordi come ci siamo ritrovati in questo Nexus? È stato così avventuroso! Lo chiamavo…
Simon: Per favore, lascia perdere quella parte. Ho buone ragioni per non ricordare le mie avventure in Simon 3D…

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Categories: videogiochi

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