Metropolis Crimes

All’interno della corrotta e decadente città di Metropolis il crimine divampa, e il detective privato Red Johnson sembra l’unico in grado di dispensare un po’ di giustizia. Sotto lo sguardo scettico della polizia, il rosso investigatore sarà coinvolto in intricati casi di omicidio in cui sarà costretto a scovare il responsabile nel più breve tempo possibile, prima che tutto venga archiviato dal superficiale agente Robert.

Lexis Numérique, la casa francese già responsabile dei particolarissimi “In Memoriam” e “Experience 112”, apre la serie dedicata al giovane Red Johnson con “Metropolis Crimes”, titolo edito nel 2009 solo per Nintendo DS.
Come facilmente immaginabile, il gameplay dell’avventura cerca di sfruttare l’hardware della console nipponica nel modo più completo possibile: durante i quattro casi previsti (di difficoltà crescente), il team di Eric Viennot propone infatti una serie di situazioni in cui ogni componente del DS, dallo schermo touch al microfono incorporato, viene ampiamente adoperata.

Per rilevare gli hotspot bisogna disegnare un cerchio sullo schermo e attivare la 'lente' di Red.

Nel dettaglio, l’indagine è composta da una fase classica di esplorazione, sezioni in cui si manipolano oggetti in un ambiente 3D e interrogatori con i sospetti. Non mancano poi numerosi ‘punti della situazione’ e analisi più accurate che Red svolge nel suo ufficio privato.
Lo stilo è utilizzato in ogni istante e in modi alquanto vari e creativi anche nei momenti più canonici, e in generale l’immedesimazione nell’indagine si può dire riuscita, almeno durante i primi minuti. Ben presto però ci si rende conto che spesso la risposta dello schermo touch è per qualche ragione approssimativa in diverse occasioni (svitare il tappo di una bottiglia può rivelarsi un’impresa) e in un’avventura in cui i risultati vengono valutati attraverso il tempo impiegato nel risolvere gli enigmi la cosa può diventare frustrante. Inoltre l’uso del pennino è richiesto anche in situazioni in cui una semplice interfaccia a pulsanti sarebbe stata più precisa e indicata (ovvero durante gli interrogatori e i ‘punti della situazione’): viene da chiedersi infatti se fosse davvero necessario costringere continuamente il giocatore a disegnare sullo schermo simboli particolari (perfino per operazioni banali, come richiamare il taccuino o rispondere a una domanda), che peraltro a volte vengono confusi dall’interfaccia o fanno inesorabilmente scorrere il cronometro.

Gli interrogatori sono svolti in 'round': vincere il confronto col sospettato almeno due volte su tre permetterà di metterlo con le spalle al muro.

A ogni modo è evidente lo sforzo profuso dal team francese nel creare indagini particolarmente complesse che tengano alto l’interesse: per venirne a capo sono infatti indispensabili concentrazione costante e, soprattutto, la capacità di memorizzare il più piccolo dettaglio (in special modo durante i temibili ‘recap’). Se, da una parte, tale difficoltà è uno sprone a cercare di ottenere un punteggio elevato, dall’altra un impegno decisamente fuori dalla norma e il discutibile salvataggio automatico rendono l’avventura inadatta a essere considerata come un semplice passatempo e, quindi, poco efficace per la fruzione su una console portatile.

Ciò che però fa tristemente sprofondare “Metropolis Crimes” nell’anonimato è l’assenza di qualsiasi guizzo nella trama o nella costruzione dei personaggi. Il setting del gioco è in verità piuttosto peculiare e la grafica riesce adeguatamente a supportare gli intenti realizzando una città ‘metallica’ e crepuscolare, ma il curioso e potenzialmente interessante mix fra noir e poliziesco anni ’70 non viene mai sfruttato a dovere all’interno del gioco vero e proprio.
Stessa sorte tocca al nostro Red, un character ben curato nel look e – stando al manuale – anche nel background, ma che purtroppo durante l’avventura non mostra una caratterizzazione altrettanto incisiva, limitandosi ad affrontare l’indagine in modo piatto e monotono. Il format ‘procedurale’ della storia non aiuta in tal senso, proponendo una serie di casi scollegati fra loro (tranne un piccolo particolare relativo a secondo e terzo) trattati con troppa freddezza e senza un vero coinvolgimento emotivo da parte del protagonista o dei vari sospettati (delineati con l’accetta). L’unico personaggio ricorrente – l’agente Robert – non riesce opportunamente a collegare le varie storie, ma perlomeno dona un po’ di (raro) umorismo a qualche situazione.
Musiche ripetitive, mancanza di accelerazioni nel ritmo e un finale del tutto anticlimatico completano l’insoddisfacente quadro.

Parlare con l'informatore darà accesso a qualche suggerimento sugli enigmi. Peccato che la sua enigmatica figura non venga minimamente approfondita.

L’idea di realizzare una serie episodica con protagonista il rosso Red Johnson appare palese, ma il potenziale mal sviluppato, l’imprecisione dei controlli e indagini a volte troppo impegnative (almeno in un contesto casual) rendono il primo tentativo della Lexis Numérique piuttosto barcollante, incapace di costruire un’ambientazione davvero interessante in vista di altre avventure.

     

La citazione:
Il crimine non paga. Tutti lo sanno. Tranne che a Metropolis.

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Categories: videogiochi

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