Deadlight
L’Apocalisse Zombie è uno dei concept più (iper)abusati degli ultimi tempi. C’è chi fa leva su tale pretesto per puntare all’aspetto gore, c’è chi preferisce un’atmosfera tesa e c’è chi si concentra maggiormente sul lato action.
“Deadlight” segue una strada lievemente differente. Pur contando sul tipico mood disperato e su alcune tematiche che finiscono per ricordare il serial “The Walking Dead” (come gli immancabili umani ‘più spietati degli zombie’), si distingue per un approccio puzzle solving riducendo al minimo gli scontri diretti. Si tratta, in sostanza, di proseguire attraverso una serie di salti e di interazioni con l’ambiente, cercando di evitare quanto possibile i numerosi nemici attraverso una struttura action-adventure che può richiamare “Another World”.
Una delle particolarità di “Deadlight” è la combinazione di gameplay bidimensionale (da classico side-scroller) e grafica 3D (il gioco è realizzato con l’Unreal Engine).
Questo ha permesso di creare, in fase di level design (grazie alla consapevolezza di avere la camera vincolata a un determinato piano e non totalmente libera), delle location mozzafiato: scenari ariosi, spettacolari e animati alla perfezione. Non si tratta di un mix senza precedenti, ma in questo caso la tecnica è usata con estrema cura, e i risultati sono particolarmente riusciti. L’effetto visivo che può restituire una location post-apocalittica illuminata da pallidi raggi di sole contro cui si stagliano le silhouette del protagonista e delle ‘ombre’ (gli zombie) è davvero degna di nota, e costituisce un elemento artistico inaspettato.
Ma probabilmente l’elemento più interessante del gioco è la sua collocazione in un mercato in cui agli estremi opposti si trovano da una parte i prodotti a tripla A e dall’altra i titoli indie a basso budget, posizionandosi in un’ideale via di mezzo.
Pur essendo realizzato secondo un gameplay di natura rètro, infatti, lo sforzo tecnico del team (piuttosto numeroso) è certamente notevole, degno delle produzioni mainstream più quotate.
Questo piccolo paradosso, unito a una lunga serie di extra e ‘secrets’, rende il gioco particolarmente adatto alla vendita in digital delivery a un prezzo contenuto.
“Deadlight” è un esempio importante in quanto aiuta a tracciare una delle sfumature possibili in un mercato, quello videoludico, caratterizzato spesso da differenze di produzione troppo nette.
Chi è in cerca di un titolo ‘piccolo’ che nel contempo non escluda esigenze di spettacolarità può certamente rifugiarsi in modelli come questo.
INTERESSOMETRO: 3 punti su 5.
Gennaio 2, 2013 mercoledì at 4:40 am