A New Beginning
In un futuro devastato da una serie di catastrofi ecologiche, una squadra viene invitata indietro nel tempo per fermare lo scoppio di una centrale nucleare in Brasile, responsabile di una terribile reazione a catena che porterà al disastro climatico. Ben presto l’intera missione finisce per dipendere dalla giovane radio-operatrice Fay e da Bent Svensson, uno scienziato del passato che ha ideato una nuova forma di energia pulita capace di soppiantare qualsiasi alternativa e porre fine alla minaccia. Il carattere burbero e demotivato di Bent e l’appassionato idealismo di Fay si confronteranno a lungo prima che i due uniscano le forze contro un nemico comune, un magnate senza scrupoli deciso ad arricchirsi a scapito della salute del pianeta.
Dopo “The Whispered World”, la Daedalic torna nel 2010 con un titolo giunto sul mercato dopo diversi anni di sviluppo (il primo annuncio risale al 2007 con il titolo di “Earth: The Beginning”). Una gestazione probabilmente travagliata che trascina con sé i medesimi difetti tecnici del titolo precedente, come l’aspect ratio di 4:3 in un mondo dominato da monitor wide, risoluzione bloccata e tanti, troppi bug legati all’engine, con qualche crash e diversi glitch.
Ancora una volta gli autori (questa volta capeggiati dal co-gamedesigner di “The Whispered World” Jan Müller-Michaelis e da Kevin Mentz) optano per il look cartoon, in questo caso però applicato a personaggi umani e non di fantasia come invece avveniva nelle vicende di Sadwick. Il risultato è estremamente bello da vedere quando la grafica è ferma, ma in movimento vengono alla luce nuovamente le stesse imperfezioni del predecessore, come i pochi frame per le animazioni e i fondali poco ‘vivi’. Il sistema si rivela ancor meno adatto a rappresentare movenze umane, e il problema finisce per risaltare maggiormente.
La scelta di non incidere troppo sul budget rappresentando le numerose cutscene con uno stile da comic animato sembra invece una buona soluzione, ma purtroppo tali sostituti ai classici video peccano non solo di ritmo (soprattutto a causa delle vignette che si innestano lentamente) ma anche di qualità generale (disegni non eccelsi, animazioni imbolsite). Il tempo si dilata anche per colpa di un’interfaccia che avrebbe potuto facilmente essere più snella, costringendo ogni volta a un paio di click superflui.
Una recitazione un po’ monocorde dei personaggi, protagonisti inclusi, chiude il quadro tecnico, di certo non esaltante, di “A New Beginning”.
Passando alla sostanza vera e propria, la possibilità di poter girare liberamente in un mondo post-apocalittico viene invece subito smentita riducendo il tutto a una breve e solitaria sezione perlopiù sotterranea che non riesce a essere evocativa o intrigante in nessun modo, complice anche una serie di enigmi un po’ scriteriati che menano colpi pesanti alla fluidità. Si rimpiangono un po’ i tempi delle escursioni nel vecchio “The Dig”: il titolo della Lucas risultava infatti molto più efficace nel rappresentare un mondo in sfacelo e la solitudine del protagonista a contatto con un ambiente alieno, potendo anche contare su un sonoro di fronte a cui quello di “A New Beginning” esce con le ossa rotte (pur contando su un paio di tracce musicali piuttosto buone).
Quando l’ambientazione passa ai giorni nostri e il ritmo continua a essere esageratamente compassato, “A New Beginning” sembra aver terminato le frecce al proprio arco. Un po’ a sorpresa però, durante la seconda parte, la storia di Bent e Fay cambia marcia proprio quando tutto sembrava perduto. Pur introducendo un villain piuttosto classico e streotipato, infatti, la sceneggiatura riesce a indovinare la strada giusta approfondendo efficacemente le relazioni fra i personaggi e adottando un ritmo più incalzante, fino a un bel colpo di coda narrativo abbastanza imprevisto. Inoltre, i due protagonisti crescono col tempo, maturando un’evoluzione ben sviluppata e coerente che provoca una sana empatia col giocatore, seppur un po’ in ritardo. Il tutto riesce a far parzialmente assimilare le magagne riscontrate e un comparto enigmi che resta sempre poco riuscito, fra azioni praticamente automatiche e puzzle un po’ avulsi dal contesto.
In particolare, il rapporto padre-figlio fra Bent e Duve prende a un tratto una piega davvero interessante e realistica, grazie anche a un paio di battute molto ben piazzate e a qualche buon momento intimista, mostrando un’anima (elemento già riscontrato in “The Whispered World”) che fino a quel momento era assente. Peccato però che tale storyline venga praticamente congelata proprio quando, forse, si avrebbe dovuto insistere di più.
In compenso, viene presto portato all’ebollizione il sottotesto della trama che riguarda la capacità o meno dell’essere umano di reagire di fronte a una distruzione lenta ma inevitabile o, piuttosto, a una catastrofe imminente. L’amaro finale del gioco intraprende una strada precisa ma lascia elegantemente posto a un’ambiguità di fondo che spinge alla riflessione.
Si tratta di un risvolto un po’ inaspettato, poiché per gran parte del tempo l’avventura si nasconde dietro un messaggio ambientalista piuttosto scontato: per fortuna, le carte vengono rimescolate nelle ultime ore – creando forse qualche forzatura – con una parte finale caratterizzata da un messaggio preciso che contiene un retrogusto assai più indecifrabile.
“A New Beginning” è un titolo figlio di una gestazione troppo lunga, costellato da tanti piccoli problemi tecnici e afflitto da troppi tempi morti. È giusto però dare una chance ai bravi autori tedeschi, poiché in “A New Beginning” sotto la scorza avventurosa batte un cuore. Debolmente, ma batte.
La citazione:
Oggy: La questione importante è questa: come si può spingere sette miliardi di persone ad agire? Due persone, da sole, non possono salvare il mondo.
Luglio 21, 2012 sabato at 6:53 pm