Ace Ventura
Si sa che il compito di un buon detective è quello di far luce su un crimine attraverso l’investigazione e l’analisi di prove, fino a individuare il responsabile del misfatto ed, eventualmente, proteggere chi è stato o potrebbe essere minacciato da tale soggetto.
Ace Ventura è, di fatto, un detective; e bravo, anche. Cos’è che lo rende diverso dagli altri investigatori, a parte la pettinatura improbabile e la vasta gamma di smorfie? Semplice: per Ace il protect and serve si applica solo al regno animale, persone escluse. Esseri viventi come il tucano o l’ermellino possono dormire sonni più tranquilli: l’Acchiappanimali è fra noi!
Che “Ace Ventura: L’Acchiappanimali” (1994) non sarebbe stato una piccola perla del cinema demenziale senza l’incredibile verve comica dello scatenato Jim Carrey è un dato accademico; è anche piuttosto risaputo che l’inevitabile sequel, “Missione Africa” (1995), abbia tentato – un po’ troppo presto – di cavalcare il successo del primo film senza proporre la medesima freschezza e incisività. Quello che forse non tutti sanno è che il personaggio ha anche ispirato una serie a cartoni, non particolarmente fortunata, composta da circa 40 episodi: è proprio allo stile dello show animato che si rifà “Ace Ventura”, avventura datata 1996 e realizzata dai 7th Level.
Per quanto riguarda la fedeltà al modello ispiratore, si può dire che il lavoro degli autori sia piuttosto valido: la trama, strampalata quanto basta (Ace deve impedire un traffico di olio di balena e grasso di foca a opera di un grasso magnate senza scrupoli), crea un presteso adeguato a mettere in scena in modo convincente il mondo dell’Acchiappanimali. Saranno quindi all’ordine del giorno gli scontri con il pedante signor Shickadance (interessato al pagamento dell’affitto), una sfilza di donne indigene affascinate dal nostro detective, l’immancabile aiuto del nerd-hippie Woodstock che si occuperà della parte informatica del lavoro, e così via: “Ace Ventura” cattura in modo convincente tutti gli elementi tipici dei film e della serie animata, grazie anche a una grafica non ricchissima ma molto efficace che mostra un piacevole look cartoon e una lunga serie di ottime animazioni.
Andrebbe detto, però, che l’avventura non riesce neanche ad avvicinarsi al ritmo e alle trovate (anche narrative) del primo film, ma probabilmente pretendere una sceneggiatura di pari livello sarebbe stato troppo: “Ace Ventura” è pensato e modellato sulla serie animata, che a sua volta banalizzava e ‘cartoonizzava’ l’umorismo del prototipo, a uso e consumo di un pubblico di giovanissimi.
In un tie-in ispirato a prodotti che hanno ragione di esistere soprattutto in virtù della forza del protagonista, diventava cruciale riprodurre visivamente la ‘faccia di gomma’ di Jim Carrey, incluse le famose smorfie e le particolari movenze. Anche in questo caso il risultato è ottimo, e sia le espressioni che i movimenti di Ace sono replicati alla perfezione, dalla particolare andatura allo sguardo dissacrante. Per il resto, invece, gli autori si limitano a ricreare tutte le gag migliori del film aggiungendoci poco altro (ma il sedere parlante fa sempre ridere): forse si poteva dare un po’ di più, ma in ogni caso le caratteristiche del personaggio restano preservate, e quello sullo schermo è Ace Ventura.
Naturalmente un doppiaggio di scarso livello avrebbe snaturato il lavoro sul protagonista, ma per fortuna non è andata così: di fronte a una prestazione generalmente assai convincente di tutti gli attori, infatti, la voce che svetta su tutte le altre è proprio quella del buon Ace, affidata al fuoriclasse Roberto Pedicini che, pur non avendo interpretato l’Acchiappanimali nei film o nella serie animata, è il doppiatore ufficiale Jim Carrey (e di altri grandi come Kevin Spacey e Ralph Fiennes). In effetti, è proprio il poliedrico attore a salvare e a rendere divertenti molte situazioni del gioco, spesso troppo comodamente costruite sull’esasperazione delle gag più riuscite dei film (non aiuta l’adattamento, che peraltro nei tormentoni fa uso di termini diversi rispetto a quelli utilizzati nelle pellicole): si ha quasi l’impressione che la performance di Pedicini sia addirittura ‘troppo’ per un gioco dal così basso profilo.
A conti fatti, si potrebbe dire che il gruppo capitanato da Jeffrey Steefel abbia realizzato un titolo, se non completamente riuscito, quantomeno discreto. Purtroppo, ciò che fa precipitare l’avventura nel baratro dell’insufficienza è proprio tutto ciò che riguarda il ‘gioco’ in senso stretto: devastato da enigmi stupidotti che si risolvono praticamente per caso (con un ingiustificato picco di difficoltà sul finale), interfaccia imprecisa e scomoda, sequenze arcade più che dimenticabili e una sequela di bug e di interazioni nulle, “Ace Ventura” non riesce mai a sfruttare la natura ‘investigativa’ del concept e si adagia all’interno di un ambiente di gioco molto ristretto realizzato solo per innescare le brevi scenette umoristiche.
Nel rivedere sullo schermo l’esilarante pet detective, i fan del personaggio che ha portato al successo Jim Carrey (o viceversa, direbbe qualcuno) potrebbero chiudere un occhio sui vari difetti del gioco, ma “Ace Ventura” resta comunque una breve avventuretta tutt’altro che eccezionale con il lusso di poter contare su un personaggio a suo modo memorabile.
La citazione:
(Ace spalanca la bocca dopo aver visto l’avvenenza di Vanilla Sundae)
Vanilla: (riferendosi ad Ace) Non mi avevano detto che era così carino.
Ace: Non l’hanno detto neanche a me. Altrimenti non avrei messo tutto questo gel.
Nota: “Ace Ventura” gira alla perfezione sui moderni OS (Xp, Vista e Seven), a patto che si avvii nella modalità a 256 colori (altrimenti i testi risulteranno illeggibili). Attenzione, però, perché l’accorgimento potrebbe far crashare il PC.
La cover del gioco è chiaramente ispirata alla primissima locandina dell’originale “Star Wars”.
Giugno 28, 2013 venerdì at 5:55 pm