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The Moment of Silence


Dalla Germania, solido baluardo nella produzione di avventure grafiche (sono vivi e si battono con noi!), la House of Tales ha realizzato “The Moment of Silence”, un titolo lungo e ambizioso dalle venature cyberpunk arrivato sugli scaffali nel 2004 (in Italia è uscito nei primi mesi del 2005) grazie alla distribuzione di E2. Così come il precedente Mystery of the Druids, la software house tedesca realizza un'avventura seriosa dai temi adulti, caratterizzata da una visuale in terza persona, lunghi dialoghi e, purtroppo, numerosi difetti tecnici.

E' fin da subito chiaro che la House of Tales mira in alto, non solo rispetto al titolo precedente, ma anche alla media generale delle avventure, proponendo un'ambientazione fantascientifica non troppo usuale ma sicuramente poco sfruttata dal mondo videoludico. La futuristica ricostruzione funge da scenario per trattare, in realtà, temi fin troppo attuali e, per questo, decisamente inquietanti nella loro realisticità.
Impersoniamo Peter Wright, uno stanco e disilluso antieroe, che ha (per qualche ragione spiegata solo in seguito) da poco perso la moglie e il figlio a causa di un attacco terroristico. Il suo lavoro comprende l'approvazione di una legge che di fatto cancellerebbe la già ridotta libera circolazione di immagini, a scapito di una schedatura elettronica che limiterebbe il pericolo di attentati.
Il mondo di “The Moment of Silence” è falsamente rassicurante nei suoi schemi e nelle sue regole che vengono inculcati alla popolazione indottrinata e inconsapevole di essere stata in qualche modo ingannata. E' un mondo in cui la scrittura a mano è assolutamente proibita, così come il possesso di qualsiasi libro cartaceo: ogni informazione 'vagliata' dal governo è subito immessa nella Rete e resa disponibile a tutti. Naturalmente, il 'filtro' del governo limita, o addirittura cancella, qualsiasi forma di trasmissione di notizie alternativa.
Una mattina, Peter è testimone dell'arresto del suo vicino di casa, tale Oswald, sotto gli occhi della famiglia. Fin da subito, forse per una sorta di 'riscatto' per la sua tragedia personale, il suo desiderio di aiutare la povera famiglia diventa sua assoluta priorità. Inutile dire che l'affare si rivelerà più grosso del previsto, e lo stesso Peter dovrà fare i conti con le sue idee e le sue convinzioni, esaminando un aspetto della realtà a lui oscuro ma, forse, più valido.



Debbie Oswald è la moglie del povero malcapitato su cui dovremo indagare. Impersoneremo la donna in una brevissima sezione intorno al finale del gioco.

Chi scrive è un buon appassionato di fantascienza, e “The Moment of Silence” provvede alla rappresentazione di un mondo futuristico (con reminiscenze da film come “Blade Runner” o “Minority Report”) in maniera convincente, brillando spesso di luce propria specie nella descrizione della routine, con edicolanti che raccontano l'attacco terroristico di turno e un protagonista che si rifugia nelle chat su internet nella speranza di trovare un briciolo di calore umano.
Purtroppo, a parte le suddette ottime caratteristiche, mi dispiace davvero non potermi unire alle lodi sperticate per questo titolo.

L'atmosfera e il plot sono stati visti come i veri punti di forza di “The Moment of Silence”, e in effetti ci troviamo di fronte ad un concept narrativo di potenza maggiore alla media. Riguardo la sceneggiatura, però, c'è da puntualizzare che i temi trattati, anche se atipici nel mondo dei videogiochi, non sono poi così rari nel cinema o nella letteratura. Non si tratterebbe di un difetto se l'intreccio fosse capace di mantenere viva l'attenzione per tutta la sua durata (ricordo la dinamicità della prima parte di Mystery of the Druids), ma purtroppo non è così: la trama si trascina pesantemente e lentamente fino al (comunque buono) epilogo, infarcita da dialoghi di una lunghezza mai vista (perfino più che in Broken Sword - Il Segreto dei Templari) e da una staticità soporifera dell'azione generale (pur possedendo una certa crescita e diversi ribaltamenti, comunque non sufficienti a tener sveglio l'annoiato giocatore).
I personaggi, buoni e discretamente caratterizzati (Peter compreso), si perdono a causa del loro grande numero e dalla mole impressionante di dialoghi (peraltro la struttura è un'eredità di Mystery of the Druids, ovvero: molto migliorabile) a cui dovremo obbligatoriamente assistere, i quali magari arricchiscono il mondo in cui si muove il giocatore ma donano ben poca tridimensionalità al povero character, che purtroppo non riesce più a risultare interessante dopo i primi dieci, pesantissimi, minuti di chiacchierata.
Non è sempre così, per fortuna, e alcuni scambi di battute sono particolarmente interessanti e ispirati (ad esempio quelli con l'antiquario), ma restano casi troppo rari, soprattutto se confrontati al buon numero di personaggi assolutamente inutili (penso al guru del parco, o al teppistello dei bassifondi). Ciò che è peggio è che neanche quelli ininfluenti alla storia o alla caratterizzazione del mondo si risparmieranno dal raccontarci la storia della propria vita per circa mezz'ora (sigh). Non dimentichiamo anche che le conversazioni si svolgono nella più totale staticità, con cambi di inquadratura pressoché nulli e nessun momento in cui ci si mette in qualche modo in pericolo o si alzano i toni.

A conti fatti, se consideriamo che “The Moment of Silence” spara le sue cartucce 'migliori' per quanto riguarda l'aspetto narrativo, è quasi inevitabile constatare che sul resto non ci sia molto da stare allegri.



Nei quartieri più malfamati, potremo incontrare degli hacker tanto schizzati quanto paranoici. Ma possono tornare utili.

Cominciamo dalla grafica. I fondali (classico 3D prerenderizzato) hanno il compito di rendere credibile il mondo fantascientifico e risultano essere realizzati con buona inventiva ma scarsa qualità: sono infatti quasi del tutto fissi e per niente ricchi di particolari. Non risollevano le sorti i personaggi poligonali in 3D: imbolsiti, dotati di poche animazioni e di dettagli (neanche il labiale è possibile scorgere). La visione generale degli ambienti si mostra quindi spoglia e assolutamente immobile, per niente pulsante di vita quando ci si accorge che le 'comparse' sono come impagliate e una grande metropoli appare quasi come un quartierino da due soldi.
Buoni invece i filmati di intermezzo, che diventano più numerosi durante la seconda parte.
Il sonoro è composto da qualche brano di commento piuttosto piacevole, anche se non si tratta di niente di memorabile. Purtroppo è anche presente qualche problema nel volume della musica: a volte troppo basso, a volte più alto delle voci e quindi decisamente fastidioso.
Stendiamo invece un velo pietoso sul criticatissimo (a ragione!) doppiaggio italiano: raramente s'è visto di peggio, ed in particolare mi riferisco al protagonista, assolutamente monocorde e senza 'colore'. Alcune voci femminili sono discrete, ma neanche ci si fa caso in mezzo a recitazioni grossolane, intonazioni errate, timbri totalmente fuori luogo (un 60enne doppiato con la voce di un giovincello?) e, come se non bastasse, traduzioni inadeguate. Gran parte dell'atmosfera e della qualità dei dialoghi va a farsi benedire proprio a causa di questo problema, e il mio consiglio è assolutamente quello di giocare, se possibile, con la versione inglese. Ammetto quindi che buona parte del mio giudizio sulle troppo lunghe conversazioni e sull'interesse che determinano può dipendere dal terribile doppiaggio italiano. Viene ancora da chiedersi perché, quando si verificano casi come questo o come Viaggio al Centro della Terra, non ci si limiti alla più affidabile (ed economica) soluzione della sola traduzione dei testi a video (magari curandola un po' meglio, ehm).



Questa piattaforma rappresenta una struttura fondamentale per mantenere il controllo sulle informazioni. Ottima la grafica del mare.

Molti altri difetti di “The Moment of Silence” si riscontrano nella scarsa cura all'interfaccia e alla programmazione generale. L'interfaccia è semplice (inventario in basso e cursore intelligente) ma non sempre darà la descrizione di un oggetto, né Peter si degnerà di dirci se abbiamo sbagliato una particolare combinazione. L'assenza del doppio click per saltare una locazione costringe a corse infinite fra un ambiente e l'altro, rese ancora più lunghe dalla scarsa velocità del protagonista e dagli ampi scenari. Gran parte del tempo, insomma, viene sprecato a girovagare con affanno per le locazioni (e a chiacchierare, ovviamente), piuttosto che a risolvere enigmi. Il peggio è che molte di esse non avranno neanche l'uscita mostrata dal cursore, per cui non ci resterà che andare a naso. Devono anche essersene accorti i programmatori, che hanno dedicato un tasto particolare alla segnalazione delle uscite: purtroppo risulta essere perfettamente inutile, in quanto neanche questo sistema le mostrerà tutte (ancora sigh…).
La totale caduta delle braccia arriva, infine, con la pessima gestione delle telecamere, che spesso e volentieri farà perdere il nostro senso dell'orientamento o ci condurrà involontariamente indietro alla locazione precedente.

Almeno, sotto il profilo enigmi, le cose girano un po' meglio. Buoni, logici e mai troppo frustranti (se si esclude il criptico puzzle finale, quasi al livello del labirinto di Mystery of the Druids), si lasciano risolvere piacevolmente. Purtroppo, come già accennato, a volte perderemo più tempo a correre 'verso' l'enigma, piuttosto che a riflettere sul come superarlo.



Una visione di insieme di New York. Non male, ma fin troppo statica.

“The Moment of Silence” la reputo una grossa occasione mancata. La possibilità di realizzare un'originale avventura sci-fi dalle tematiche mature viene schiacciata di fronte a difetti oggettivi che minano pesantemente l'esperienza globale. Come per i Frogwares, anche la House of Tales farebbe meglio a rifinire un titolo lungo magari la metà (per “The Moment of Silence” si raggiungono anche le 25 ore di gioco) ma curato molto meglio in ogni suo aspetto. I tentativi coraggiosi vanno apprezzati, ma devono anche essere sostenuti da una struttura adeguata: un volo leggermente più radente potrebbe giovare moltissimo a tutti.
Assegno un 3 su 5. Ma, con la versione inglese, forse avrebbe guadagnato qualcosina in più.

La citazione:
(Peter è di fronte a Echelon II, il computer che controlla il mondo)
Peter: “Chi sei?”
Echelon II: “(ride) Vedi… ti aspetti da me qualcosa che non conosci nemmeno di te stesso. Diciamo solo che esisto”
Peter: “Da dove vieni?”
Echelon II: “Da dove vieni tu, Peter. Dalla polvere, da una manciata di sabbia. E la mano dei creatori ha solo aggiunto un'anima. Sono sempre esistito, come una possibilità che a qualche punto ha preso forma. Emerson mi ha dato la forma, ma la vita mi ha creato, e io sono diventato da solo quello che sono oggi”

 

Nota: “The Moment of Silence” risiede, nella versione italiana, su un singolo supporto DVD. La temutissima StarForce 3 si occupa della protezione. Ora, non so se sia un caso, ma il solo inserimento del dvd nel lettore, per la prima volta, mi ha provocato un crash irreversibile del sistema operativo che, con una reazione a catena nel pieno stile Microsoft, mi ha costretto al format completo. Coincidenza?

by Gnupick






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Commenti (2)

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