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Sherlock Holmes - Il Risveglio della Divinità


I Frogwares sono una bestia strana: i titoli da loro prodotti contano svariati bug, diverse lacune e moltissime cadute di tono. Eppure... la software house ucraina è così masochista e sperimentale da risultare, alla fine, più che simpatica. Le loro avventure si differenziano da molte altre per un senso da 'vorrei ma non posso', ovvero una sorta di tendenza al fare il passo più lungo della gamba: a idee ispirate si contrappongono difetti causati dalla fretta e dalla mancanza di un budget adeguato, e la voglia di sperimentare viene frenata da limiti tecnici e di esperienza.

In seguito al parzialmente riuscito Sherlock Holmes - L'Orecchino d'Argento ci si sarebbe infatti aspettato che gli autori continuassero sulla stessa strada, limando i numerosi ma superabili difetti della precedente avventura del detective inglese. Niente da fare: con 80 Giorni i Frogwares adottarono non solo un netto cambiamento di grafica, di interfaccia e di controllo, ma anche di concept. Ora, con questo “Sherlock Holmes - Il Risveglio della Divinità” (data di uscita: fine 2006, distribuito da Focus Home) sarebbe stato legittimo attendersi finalmente la rifinitura dei problemi del precedente capitolo: no, neanche stavolta è avvenuto. “Il Risveglio della Divinità” mescola ancora una volta le carte, proponendo nuovamente un prodotto singolare, diverso… e, purtroppo, sempre imperfetto.



Scene come queste saranno frequenti durante la nostra visita all'ospedale psichiatrico in Svizzera. Nell'immagine, Holmes è presente... ma in una veste particolare.

La visuale è in soggettiva (vedremo comunque il personaggio durante le sequenze non interattive e in un paio di altre occasioni), ma diversa da quella vista in Sherlock Holmes - Il Mistero della Mummia: in questo caso l'esplorazione sarà completamente libera, e non gestita da immagini precalcolate e spostamenti 'a blocchi'. Tutto avverrà quindi in 3D totale real-time, e ci si muoverà proprio come in uno sparatutto in soggettiva (eh sì!) o, se preferite, come accadeva nella vecchia avventura della Gremlin, “Normality”. Nonostante questa visuale sia poco adottata nel mondo delle avventure grafiche, ci si accorge subito di come possa essere comoda in un titolo di investigazione, dove è necessario setacciare ogni metro di terreno alla ricerca di prove e indizi. Il nostro Sherlock potrà anche alzare o abbassare lo sguardo liberamente, chinarsi e perfino correre. Il tutto è gestibile sia interamente via mouse, sia con il classico abbinamento mouse+tastiera (tasti WASD). Purtroppo, le prime imperfezioni derivano proprio dal sistema di controllo: pur essendo agevole, non è raro trovarsi di fronte ad imprecisioni e piccoli crash che potrebbero far spostare il vecchio Holmes contro la nostra volontà.
Per il resto, come strascico del 'punta e clicca', il mouse risulterà fondamentale per esaminare, raccogliere e utilizzare gli oggetti dello scenario. L'icona adatta ci segnalerà l'hot spot (curiosamente assente quando si vorrà dialogare con un personaggio) e al resto provvederà il tasto sinistro del mouse, con il quale è anche possibile camminare o correre. Il tasto destro (o le 'scorciatoie' sulla tastiera) permetterà invece di accedere al vasto inventario in puro stile Frogwares, con tanto di sezione in cui saranno riportati tutti i dialoghi già ascoltati, oltre a una mappa delle locazioni, una sintesi delle intuizioni di Sherlock e una raccolta di tutti i documenti raccolti. Non manca anche la possibilità di combinare gli oggetti dell'inventario.
Ciò che è invece assente è la scelta delle frasi durante i dialoghi, i quali saranno tutti pilotati. In realtà il peso di questa mancanza non si avverte più di tanto poiché, in fondo, un detective deve necessariamente porre tutte le domande possibili al suo interlocutore: l'interattività sui dialoghi, quando c'è, è solo illusoria (penso al contemporaneo Agatha Christie - Assassinio sull'Orient Express).
Un po' scomodo è, invece, l'utilizzo degli oggetti dell'inventario sullo sfondo: inevitabilmente, l'oggetto andrà prima selezionato e poi 'portato in mano' sperando che sia quello giusto da usare. Macchinoso e lento. Per fortuna, con la rotellina del mouse (utile anche per far chinare il personaggio) si potrà anche 'scrollare' i vari oggetti dell'inventario e bypassare l'accesso all'altro menu. Comunque, per fortuna, non trasporteremo mai troppi oggetti.

Insomma, sembra proprio che i Frogwares ce l'abbiano messa tutta per rendere pratica un'interfaccia generalmente difficile da gestire. Si può quindi dire che, salvo le imprecisioni sopra descritte, il lavoro sia riuscito piuttosto bene.



La lente! Finalmente un utilizzo concreto!

Un po' in affanno, invece, il motore grafico che gestisce discreti poligoni (molto buoni i volti, accettabile il resto) in un mondo 3D abbastanza spoglio. Carini (ma fondamentalmente ininfluenti) gli effetti d'acqua, mentre poco dettagliate le texture. Convincenti le animazioni durante le numerosissime cutscene, ma purtroppo molto meno varie appaiono quelle usate nel gioco vero e proprio; assenti le espressioni facciali.
Da segnalare anche i frequenti gli errori di clipping (le mani di un personaggio passeranno attraverso il corpo come se niente fosse) e i vari bug grafici (come l'esplosione di colori nella zona del faro). L'illuminazione precalcolata è, invece, piuttosto buona, e darà il suo meglio quando applicata sulle superfici riflettenti o umide.
Il motore 'carica' l'intera area ogni volta che ci si accede, rendendo lunghi e un po' fastidiosi i caricamenti quando si cambierà locazione oppure nel caso in cui si effettuerà un ripristino di una partita precedente.
La buona notizia è che il tutto si muoveva fluidamente su una ATI X800, anche se c'è da precisare che “Il Risveglio della Divinità” non fa certo gridare al miracolo per la grafica: un FPS di modesto livello, realizzato anche un paio di anni prima, può benissimo reggere il paragone. In ogni caso, si tratta di un approccio visivo niente affatto usuale nelle avventure grafiche, e complessivamente il risultato è superiore alla media.
Durante l'installazione, il programma installerà dei driver che gestiranno le reazioni fisiche degli oggetti. In realtà questa funzione è utilizzata solo un paio di volte nel gioco senza neanche troppa convinzione: si poteva fare di più.
Il titolo permette la libera esplorazione delle aree previste, ponendo delle 'barriere' laddove, secondo Holmes, 'è inutile andare'. Passeggiare lungo Baker Street può essere, all'inizio, molto appagante… purtroppo subito dopo ci si accorge che ciò che c'è da vedere è limitato a quello che è necessario per proseguire nel gioco: ed ecco quindi che troveremo un'infinità di porte chiuse (neanche segnalate) e diverse vie non percorribili, magari sbarrate da un'asse di legno (facilmente scavalcabile, se solo Holmes avesse la facoltà di saltare…).
Nel concreto, per ogni area saranno utili in media tre locazioni: il resto sarà solo un riempitivo che darà l'illusione di un mondo liberamente perlustrabile (ma che, per la totale assenza di passanti e scenari animati, non si dimostrerà per niente 'pulsante'). Sorte analoga toccò proprio a 80 Giorni, in cui il 'free roaming' si dimostrava, di fatto, un abbaglio. Come sempre: buoni gli intenti, ma discutibili i risultati.
Un'altra bizzarria si riscontra quando il nostro 'sidekick', il dottor Watson, ci seguirà lungo le nostre peripezie: mai una volta lo vedremo (o sentiremo) camminare alle nostre spalle, eppure quando ci volteremo lui sarà sempre accanto a noi, smanioso d'avventura. E' chiaro che si sia optato per questa scelta per evitare di incappare in problemi di following: una soluzione poco realistica e involontariamente un po' comica.

Il sonoro fa uso di buoni effetti sonori (agghiaccianti quelli udibili nella sezione del manicomio) e di musiche quasi del tutto anonime. Veramente buono, invece, il doppiaggio, in particolar modo quello dei due protagonisti: 'british' come non mai (le voci sono in inglese con sottotitoli italiani - purtroppo non sempre impeccabili) e sempre ottimamente caratterizzati, specie nei divertenti duetti.



Adoro inserire immagini gore ad effetto. Specialmente quando, come in questo gioco, sono parti integranti dell'atmosfera opprimente e oscura.

Ed ora il tasto più dolente, il vero punto di forza e nello stesso tempo tallone di Achille dei prodotti Frogwares: gli enigmi.
Lo scenario sembra buono: i puzzle si presentano vari e stimolanti. Purtroppo capiterà, in qualche occasione rara ma a suo modo memorabile, uno scoglio insormontabile, un enigma di (il)logica che proprio non riusciremo a superare. Uno di quei puzzle buttati lì apparentemente senza alcun senso e, soprattutto, privi di indizi utili (ricordate il terribile portale durante i primissimi minuti di “Viaggio al Centro della Terra”?). Non solo: ci si bloccherà spesso e volentieri perché non si sarà fatto tutto ciò che i programmatori hanno previsto (anche un'azione assolutamente non indispensabile o avulsa dal contesto) o perché non avremo trovato un oggetto particolare (che magari poco prima Holmes si rifiutava di raccogliere). Il peggio è che il gioco si pianterà senza dare la possibilità al giocatore di capire cos'è che manca per poter proseguire.
Altra fonte di frustrazione saranno le piccole domande che Sherlock porrà a Watson (magari per lui sarà 'elementare', ma per noi il discorso è ben diverso), alle quali bisognerà rispondere digitando la parola corretta con la tastiera. Sono momenti in cui neanche sarà possibile gironzolare o salvare la posizione: toccherà rispondere esattamente e basta (oppure tornare al desktop seguendo i 'vecchi metodi').
Altre volte, invece, la soluzione sarà talmente semplice da sorprenderci: non mancheranno dei brevi intermezzi più agevoli e quasi pilotate, come le piccole sezioni in cui controlleremo il buon dottor Watson.
Nonostante tutto, una buona parte dei puzzle risulta essere interessante (anche se mai particolarmente avvincente), e la grande mole di scritti e documenti che troveremo in giro ci inviterà a rallentare il ritmo per godere dei vari dettagli.
La verità è che la visuale libera in soggettiva aiuta moltissimo ed è molto indovinata in un titolo come questo: l'immersione nelle indagini è totale e sarà per noi quasi automatico abbassarsi e cercare tracce e impronte sul pavimento con la nostra fidata lente (finalmente utile!).



Baker Street. Carina, piacevole, ma decisamente poco affollata.

Infine, la trama. Intricata quanto basta, vede un annoiato Holmes occuparsi di un caso di sparizione di un domestico. In seguito avrà a che fare con un affare molto più grande, che sconfinerà nel sovrannaturale dagli echi lovecraftiani. Peccato però che la confezione svela tutto o quasi ciò che nel gioco viene rivelato praticamente solo al termine: consiglio di far finta di non aver letto niente.
Anche se spesso sembra perdere il controllo e divenire anche un po' confusa, la sceneggiatura svolge un lavoro discreto e l'interesse non viene mai a mancare. Curiosa ma oserei dire azzeccata la miscela fra l'approccio classico delle storie di Sherlock Holmes con quelle di H.P. Lovecraft, autore di storie incentrate sui “Grandi Antichi”, creature malefiche che un tempo seminavano morte e distruzione sul nostro povero pianetucolo.
L'atmosfera è, infatti, quasi sempre tesa e angosciante. Non è possibile morire, ma ciò non significa che i frequenti momenti gore o le numerose sequenze ansiose non ci provocheranno un certo raccapriccio. Menzione a parte merita l'area dell'ospedale psichiatrico: una lunga sezione particolarmente riuscita, che produrrà una perenne sensazione di inquietudine.
E' anche divertente, poi, vedere il logico e razionale Holmes in un affare così atipico: spesso dovrà ricorrere ad azioni poco ortodosse per raggiungere i suoi scopi.
Lungo l'avventura non incontreremo personaggi così memorabili, ma i dialoghi fra i due protagonisti non mancheranno di strapparci qualche sorriso. Lo humor è presente nella giusta quantità, e generalmente la qualità della sceneggiatura è piuttosto buona.
Molto simpatica la scena in cui 'nasce' un altro futuro investigatore della letteratura inglese: non svelo altro, se non che anch'egli è stato protagonista di un'avventura.



A New Orleans ci toccherà un lungo inseguimento alla caccia di un fastidioso ladro. Una sequenza dinamica un po' gratuita, ma utile a variare un po'.


I buoni momenti, insomma, non mancano. Eppure… è difficile essere davvero coinvolti da “Il Risveglio della Divinità”: alle volte capirà di assistere a una buona trovata, ma presto la dimenticheremo a causa dei numerosi punti a prova di frustrazione.
Il tutto procede in modo assai altalenante, con una curva di difficoltà mal calibrata e una palese incostanza generale nella cura di ogni aspetto. Purtroppo sembra questo il reale difetto dei Frogwares, che nonostante tutto continuano a puntare in alto con gli scarsi mezzi a disposizione ma con tanta voglia di fare. Questo episodio di Sherlock Holmes si distingue ancora grazie a una longevità molto alta, a una buona varietà di aree e situazioni e al carisma del personaggio e del background lovecraftiano. Purtroppo, nelle realizzazioni Frogwares, ogni buona idea ha il suo prezzo, e così anche questo tentativo risulta riuscito solo a metà.



Uno degli ostici enigmi di logica. Gli indizi sono tutti lì.

Giocando a “Il Risveglio della Divinità” viene da chiedersi quando i programmatori decideranno di fermarsi e di rifinire ciò che hanno realizzato in precedenza (di lavoro ce n'è!), piuttosto che cercare di fare sempre qualcosa di inedito, esplorando campi nei quali dimostrano di avere ben poca esperienza. Il coraggio è encomiabile, certo, ma forse non molto acuto e in parte controproducente. In ogni caso, il risultato finale è quantomeno interessante sotto molti aspetti. E sono curioso di vedere il prossimo. Voto: 3 su 5. Provateci ancora.

La citazione:
Holmes: “Io mi occuperò di tradurre il libro, lei studierà le cifre scritte dal nostro amico Davy. Vada a dedicarsi al suo compito e lasci me al mio”
Watson: “Ma sa che questi enigmi non sono il mio forte [a chi lo dici. ndGnupick]. Non ha da affidarmi un altro incarico più adatto alle mie capacità?”
Holmes: “Mmmmh. Certo. Dopo tutto lei è un uomo di lettere. Torni sul ponte, prenda il suo fido notes e corregga questa bozza”
Watson: “D'accordo! Di cosa si tratta?”
Holmes: “E' la mia monografia sulla traiettorie degli escrementi di gabbiano. Buona giornata, Watson” (chiude la porta)

by Gnupick






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