Salammbò
Come accaduto in precedenza già con “Syberia” e “Thorgal - La Maledizione di Odino”, un noto fumettista collabora con un team di programmatori per portare alla luce un progetto personale. Questa volta non è un belga, ma un francese, Philippe Druillet, che, servendosi di un suo fumetto degli anni '70 come spunto, ispirato a sua volta da un romanzo di Flaubert, prende le redini di questa opera prima dell'Adventure Company, ex Cryo (fra le altre cose, software house di “Dune” e “Lost Eden”).
La trama di “Salammbò” (2003) racconta, durante il periodo delle guerre puniche, le vicissitudini di un giovane schiavo di nome Spendius, che, in fuga dalle prigioni di Cartagine, si rifugia presso alcuni mercenari alleati con la città natale di Annibale: per garantire la sua sicurezza, sulle prime tenterà di mettere gli uni contro gli altri mentre, nel frattempo, sarà contattato da una giovane sacerdotessa cartaginese chiamata Salammbò, la quale, in cambio dell'aiuto datogli durante la fuga dalle prigioni, gli chiederà di riferire al duro comandante dei mercenari il suo amore per lui.
“Salammbò” offre una discreta storia arricchita da numerose figure non particolarmente approfondite ma sicuramente carismatiche. Pur basandosi su avvenimenti reali, l'intreccio si avvale di elementi fantastici che lo rendono decisamente vicino alla 'fantastoria'.
Lo stile grafico è accattivante, anche se il merito è da attribuire soprattutto all'atmosfera partorita dal visionario fumettista francese, poiché il motore, dopotutto, non si discosta molto dalle classiche avventure con visuale in soggettiva che siamo stati abituati a vedere. Indiscutibilmente notevoli, invece, i numerosi filmati di intermezzo; singolari i sunti che collegano una scena all'altra, caratterizzati da alcuni disegni molto carini che danno l'idea di un fumetto. Un plauso anche al sonoro: il doppiaggio, in inglese con sottotitoli in italiano, è onesto, ma gli effetti e soprattutto il commento musicale sono ottimi, assemblato attingendo anche dalla vasta scelta che offre la musica classica.
L'interfaccia è funzionale: con il tasto destro accederemo all'inventario e ad un comodo menù ad icone con funzioni extra, come il 'riepilogo', formato dall'insieme dei succitati sunti; l'immagine del nostro eroe, che ci permetterà di 'addobbarlo' con i più svariati oggetti; e le diverse opzioni di gioco, fra le quali l'attivazione degli hint.
Gli enigmi, piuttosto scorrevoli, offrono una buona varietà e sono caratterizzati, spesso, da sequenze arcade di media difficoltà (non mancano un paio di sezioni di strategia militare!). Se falliremo con esse, il più delle volte vedremo il game over comparire sul nostro schermo. Sì, in “Salammbò” si muore, e frequentemente: questo aggiunge un grado di sfida necessario all'avventura, che non è mai troppo ardua. Dovremo stare anche attenti a non offendere gli interlocutori con i quali avremo a che fare nel corso delle nostre peripezie, pena la morte.
Il mondo da esplorare è di discreta vastità: purtroppo però sulle prime sarà difficile orientarsi a causa della mancanza di animazioni di transizione fra un passo e l'altro e di checkpoint che avrebbero permesso di spostarsi più agevolmente.
La trama, pur non splendendo troppo per la sceneggiatura che, date le premesse, avrebbe potuto essere più avvincente, mantiene vivo il suo interesse per tutta la durata del gioco. Durata sicuramente non esorbitante, dovuta più alla semplicità degli enigmi che alla reale lunghezza della storia.
La pecca di “Salammbò”, per così dire, è che si tratta di un titolo che non fa gridare al miracolo per nessuna delle sue caratteristiche. Insomma, fa un po' di rabbia vedere un progetto potenzialmente davvero interessante attenuato da uno sviluppo imperfetto e non troppo curato - limite dato forse dal solito, esiguo, budget.
Nonostante questo, “Salammbò” promette un soddisfacente numero di ore di varietà e di divertimento, immergendoci in un mondo seducente dai toni dark, certamente diverso da come l'avevamo immaginato dai libri di storia. Per me merita un 3 su 5
by Gnupick
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