Road to India
Una nuova avventura Microids, una nuova avventura in soggettiva. “Road to India” (classe 2000) differisce di poco, come interfaccia e risoluzione degli enigmi, da molti altri titoli della casa francesce: rotazione a 360 gradi, cursore intelligente che indica quando si può usare un oggetto, inventario richiamabile con il tasto destro del mouse (è possibile combinare gli oggetti fra loro), numero esiguo di hot spots e di locazioni, trama semplice ma intrigante, eccessiva brevità, atmosfera ben riuscita.
Così è possibile etichettare in poche parole questa avventura grafica Microidsiana, facente parte della generazione Amerzone-Dracula-Louvre-Necronomicon. La software house, in seguito, ha dimostrato di poter fare di meglio con titoli come “Post Mortem” o “Syberia”, ma questo “Road to India” è senza dubbio un degno rappresentante del primo gruppo.
Impersoniamo un giovane americano, Fred, che riceve una lettera dalla sua fidanzata (di origine indiana) Anusha in cui riferisce “Ti devo lasciare” senza troppi fronzoli o sentimentalismi. Il nostro eroe, però, preso più dall'orgoglio del cornuto che dal coraggio, decide di volare a Nuova Delhi e di scoprire cosa c'è dietro l'ambiguo messaggio. Durante il volo Fred fa un sogno decisamente strano, inerente il rapimento dell'amata Anusha e alcuni pericolosi banditi collegati in qualche modo ad arcaiche leggende indù. In effetti, all'arrivo in città, il ragazzo arriva appena in tempo per assistere al sequestro della giovane, proprio sotto gli occhi della madre addolorata, che non saprà dirgli nulla di utile circa il misfatto. Il protagonista scoprirà l'identità dei rapitori e il motivo del reato, e dovrà confrontarsi con diversi rischi, reali ed onirici, che risaliranno all'antica setta indiana dei Thugs, adoratrice della dea Kalì.
Le frasi da leggere durante i dialoghi saranno indicati da questo palmare.
L'atmosfera è ricca di fascino e sicuramente seducente, e le locazioni spaziano dalle sporche strade di Nuova Delhi a vicoli infestati da ratti, da una lussuosa villa all'immancabile tempio dedito ai sacrifici umani. Ciò rappresenta senza dubbio la maggiore attrattiva del gioco, poichè non impiegherete più di tre giorni per terminare questa avventura, decisamente troppo breve.
La storia, pur intrigante dopo pochi secondi di gioco, non offre spunti narrativi particolarmente originali, attestandosi sugli stereotipi del genere. A dire il vero, però, il finale, esageratamente affrettato, ci presenta un villain abbastanza interessante, ma al termine non ci resta che mangiarci le mani poiché è sviluppato davvero in modo infelice.
Come avrete capito, la sceneggiatura non è molto brillante, anche se i dialoghi (sceglieremo noi cosa dire, cosa che non porterà una variazione della storia ma solo risposte diverse degli interlocutori) non sono così malaccio. Il sonoro si riduce a piccoli effetti di poco conto e a musiche evocative ma indiscutibilmente ripetitive. Il doppiaggio, completamente in italiano, va dal buono al mediocre (terribile la voce di Anusha).
Tutto questo indica che forse, con un budget più elevato, “Road to India” avrebbe potuto essere molto migliore.
Gli enigmi, d'altro canto, sono divertenti e vari, anche se talvolta raggiungono una facilità quasi offensiva: saremo aiutati dal cursore, dalle scarse locazioni, dai pochi oggetti nell'inventario e dai limitati 'punti caldi'. Insomma, difficilmente rimarremo bloccati, ed effettivamente non supereremo nemmeno le sei ore (!) effettive di gioco.
Sarà anche sacra, ma dovremo spostarla dalla strada altrimenti saremo costretti a... girarle attorno, in effetti. Ma che enigma sarebbe??
“Road to India” ci trasporterà in un luogo intriso di carisma e di mistero, con una donzella in pericolo e riti dagli echi salgariani. Purtroppo, però, ha anche gravi difetti che minano soprattutto la longevità: il voto è 3 su 5.
by Gnupick
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