Leisure Suit Larry - Box Office Bust
Per il dizionario, il 'gioco' è un'attività svolta da una o più persone per divertimento, svago o passatempo. Secondo questa definizione, quindi, “Leisure Suite Larry - Box Office Bust” non può considerarsi un 'gioco', poiché non diverte né svaga. Rappresenta piuttosto il definitivo epitaffio di una serie piacevole e interessante, sprofondata sotto quintali di cattivo gusto e di pressappochismo, e non è che una sorta di tortura nei confronti del malcapitato giocatore, magari attratto dal franchise storico e dalle tematiche soft porno.
La parabola discendente, cominciata col modestissimo “Leisure Suit Larry - Magna Cum Laude” può quindi considerarsi completa.
La trama ci mette nei panni del giovane Larry Lovage, già protagonista di “Magna Cum Laude” e nipote del (un tempo) leggendario Larry Laffer. Siamo invitati, proprio dal vecchio zio, a lavorare nei suoi studi cinematografici, all'interno dei quali si producono pellicole pornografiche. In realtà, l'offerta è solo una copertura: Lovage dovrà infatti lavorare di nascosto per smascherare una 'talpa' che si annida da qualche parte negli immensi studios.
In realtà, la produzione di “Box Office Bust” non è stata esattamente la più fluida e spensierata. Inizialmente commissionato dalla Vivendi (ex Sierra) ai Team 17 (quelli della serie di “Worms”), il progetto - previsto per il 2008 - si ritrovò in un limbo in seguito alla fusione della Vivendi all'interno della Activision Blizzard, che 'congelò' la produzione. Infine, i diritti furono acquistati dalla Codemasters, che salvò il salvabile (si fa per dire) e fece uscire il gioco nell'aprile 2009.
Una gestazione sfortunata può far perdonare diverse magagne nel gameplay, qualche bug e alcune imperfezioni. Purtroppo, però, “Box Office Bust” risulta un titolo sbagliato su tutti i fronti, a partire dalla concezione (mal sfruttata), fino ad arrivare alla pessima realizzazione.
Alcune missioni richiederanno una buona dose di velocità per scattare foto 'compromettenti': un semplice quicktime event.
Il primo trauma avviene durante la lunga introduzione. Dopo aver fatto una piccola smorfia di disgusto per il character design, supportato da modelli e animazioni discreti ma afflitto da uno stile semi-deformed decisamente poco 'pulito', fa la sua entrata in scena il vecchio Larry Laffer. Trasformato in un ricco e imbolsito produttore, serioso e bruttarello nell'aspetto, Laffer sembra uno squallido magnaccia di terza età appesantito dai chili di troppo e da una vita da pappone, lontanissimo sia nell'apparenza che nella personalità dal goliardico playboy della serie che fu. Del tutto antitesi di se stesso, Larry senior si ritaglia (o, meglio, invade) parte del gioco, e la sua inguardabile presenza è più influente rispetto al breve cameo (tutto sommato gradito) di “Magna Cum Laude”.
Non c'è tempo per abituarsi alla grafica, scenograficamente scarna, e alla struttura, nuovamente free-roaming (alla “Grand Theft Auto”), che ci si imbatte nel pessimo sistema di controllo: non solo il programma dispone i vari pulsanti dando per scontato che si utilizzi un gamepad (numerando i tasti della tastiera da 1 a 4 e ponendoli a stella nelle missioni di velocità o nei dialoghi), ma il movimento, relativo all'inquadratura, è addirittura da galera, con tanto di telecamera 'ballerina' che proprio non riesce a seguire adeguatamente il personaggio, causando al meglio un 'semplice' mal di mare, e al peggio un game over. È vero che il controllo risulta leggermente migliore utilizzando un pad (rigorosamente per XBox 360, sennò è meglio prepararsi a varie incompatibilità), ma i problemi di movimento e, in special modo, quelli relativi alla gestione della telecamera, permangono: all'ennesimo game over causato da uno stupidissimo salto sbagliato o dall'aver perso troppo tempo a cercare l'inquadratura giusta, il dvd di “Box Office Bust” potrebbe seriamente finire in pasto al microonde. Ma c'è di peggio: i checkpoint delle varie missioni non sempre sono piazzati in modo oculato, e ripetere i 4/5 di una (noiosa) missione solo perché alla fine si è messo fatalmente un piedino in acqua mette a dura prova la pazienza del giocatore più placido del mondo.
Trasportare delle casse dall'acqua alla terraferma è uno dei diversivi proposti dal gioco. Occhio però al cronometro!
Ah, già, le missioni. Abbandonati (in parte) i ripetitivi minigame di “Magna Cum Laude”, il nuovo titolo di Larry Lovage preferisce un gameplay più vario, che spazia dai salti sulle 'piattaforme' agli incarichi a tempo, dalle sezioni stealth alle scazzottate, dalle corse su veicoli alle sparatorie. Una bella varietà. L'unico problema (si fa per dire) è che nessuna di queste missioni risulta anche solo lontanamente divertente: tormentate da controlli e da design ridicoli, appaiono come un ribollente calderone di bug, ripetizioni, e altri difetti assortiti. Non manca poi il sottogioco di 'seduzione', che in pratica consiste nel dialogare con una serie di prosperose ragazze scegliendo l'approccio giusto: il tutto si trasforma in qualche click (si va per esclusione, quindi non si può sbagliare) che scatenano lunghi dialoghi tediosi e scurrili, al termine dei quali Larry avrà 'accalappiato' la preda. Il campionario di ragazze, fiore all'occhiello della saga, si presenta inoltre come una sfilza di macchiette disgustosamente stereotipate nella caratterizzazione (perfino per un gioco della serie), e fisicamente del tutto identiche fra loro (il modello utilizzato è sempre lo stesso), abiti e accessori a parte.
In mezzo al disastro totale, si salva il piccolo minigioco di 'regia', durante il quale siamo chiamati a scegliere dinamicamente l'inquadratura giusta (su una rosa di tre) durante la realizzazione di una scena cinematografica.
I salti in stile platform non sono particolarmente complessi: purtroppo, però, le infelicissime inquadrature spesso li renderanno quasi impossibili.
Ok, sul fronte ludico “Box Office Bust” risulta senza speranze, il che potrebbe essere riconducibile (almeno in parte) ai succitati problemi di produzione. Ma l'avventura non ha ancora giocato i jolly, ovvero l'umorismo e la verve che da sempre contraddistinguono la serie.
Niente da fare. Anzi, si può dire che l'aspetto narrativo e lo humor affossino definitivamente questo scempio targato Codemasters. Forte dell'assenza di nudità (ma perché?), “Box Office Bust” cerca di bilanciare il tutto con un linguaggio inutilmente sconcio che spesso sconfina nel cattivo gusto. Il lavoro di scrittura, a opera di Allen Covert (sceneggiatore della Happy Madison Productions fondata dall'attore Adam Sandler) non è poi così terribile, ma risulta ben presto indigesto e inverosimilmente noioso, soprattutto a causa di un cattivo utilizzo dei testi, ridotti perlopiù a dialoghi che vorrebbero essere allusivi e divertenti ma che si dimostrano solo antipaticamente volgari. In un gioco come questo, inoltre, avrebbe molto giovato il sacro botta&risposta, ma purtroppo le lunghe fasi di conversazione si riducono troppo spesso a una sequela di enormi monologhi che finiscono per essere skippati anche durante le fasi di 'approccio' (ovvero nel momento in cui dovrebbero essere più incisivi). Siamo anche molto lontani dall'innocuo humor collegiale di “Magna Cum Laude”: in “Box Office Bust” la sceneggiatura sembra invece diretta a un 60enne in tempesta ormonale e dai gusti perversi.
Le scazzottate sono, come il resto del gioco, notevolmente ostiche a causa della loro disastrosa realizzazione. L'ultima missione, in particolare, rappresenta una vera e propria prova di nervi difficilmente superabile.
A dire il vero, l'idea di inserire Larry in un contesto porno-hollywoodiano poteva essere vincente: sfortunatamente, non solo il concept narrativo non viene mai davvero sviscerato, ma non riesce neanche a raggiungere il grado di pretesto, soprattutto a causa di missioni generalmente poco rappresentative dell'ambiente. Gli studi Laffer rappresentano quindi una location buttata che dopo un'oretta ha già detto tutto.
Un barlume di speranza giunge durante le sezioni oniriche, nelle quali Larry vive delle avventure all'interno di alcune pellicole che vengono girate negli studios: una dal contesto western, un'altra dal sapore horror e l'ultima dai toni romantici. Finalmente, si può pensare, è l'occasione per poter reinventare i classici del genere in salsa spiritosamente soft porno!
…Neanche per sogno. Anche durante queste sezioni, infatti, la chance non viene sfruttata, e gli ambienti si riducono a semplice parodie (per esempio, il set horror fa il verso a classici come “Nightmare”, “Venerdì 13” e “Non Aprite Quella Porta”, mentre il set sentimentale rimarca “Titanic”) in cui le ammiccate sono poche e scialbe, e dove la stragrande maggioranza delle missioni non ha niente a che vedere col sesso.
Il sonoro è, quasi inevitabilmente, trascurabile (che fine ha fatto il main theme?), a esclusione delle voci, affidate a un gruppo di attori che se non altro conosce il proprio mestiere: i nomi richiamano in qualche modo il contesto 'ammiccante' del gioco, come nel caso di Carmen Electra e di Shannon Elizabeth. Molto buona anche la recitazione del protagonista, affidata a Josh Keaton.
Il creatore originale di Larry, Al Lowe, ancora col dente avvelenato dopo essere stato escluso dalla serie fin da “Magna Cum Laude”, non è stato affatto tenero nei riguardi di “Box Office Bust”, arrivando perfino a ringraziare ironicamente la Vivendi per averlo tenuto fuori da 'quest'ultimo disastro': sul suo sito ufficiale si può trovare un lungo e orgoglioso sfogo che, ahimè, si condivide in toto. “Leisure Suit Larry - Box Office Bust” è francamente uno dei titoli peggiori che abbia mai provato. Irritante, irrispettoso, insulso e indicibilmente frustrante: un'insopportabile prova di pazienza che merita di essere bocciata senza appello. 1 su 5.
La citazione:
Laffer: “Senti, Larry, sai che mi sei sempre piaciuto, forse perché mi ricordi me stesso quando non ero ancora a capo di uno studio cinematografico e quindi nemmeno ricco sfondato”.
Lovage: “Questo significa che vuoi comprare il mio copione?”
Laffer: “Larry, non esistono copioni per i film porno. Si girano e basta”.
 
Nota: “Box Office Bust” è stato il titolo più dispendioso della serie “Leisure Suit Larry”.
by Gnupick
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