Hollywood Monsters
I Pendulo Studios, precedentemente all'exploit di “Runaway - A Road Adventure”, si erano fatti le ossa nel genere delle avventure grafiche dapprima con “Igor”, e poi con questo “Hollywood Monsters”, un titolo sicuramente meno ambizioso di “Runaway” - venduto ugualmente a prezzo budget, nel 1998, dalla Dinamic Multimedia - ma che possiede alcune delle qualità che hanno decretato il successo dell'avventura coast to coast.
Durante la lunga (e, purtroppo, non skippabile) introduzione, veniamo a conoscenza di una festa che si tiene ogni anno chiamata, appunto, 'Hollywood Monsters', durante la quale si assegnano tre trofei ai miglior attori del cinema horror. Per 'attori', però, si intende proprio i famosi mostri del cinema del brivido, fra cui Jack Lo Squartatore, L'Uomo Invisibile, l'Uomo Mosca, Il Gobbo di Notre-Dame etc.
La redazione del 'The Quill' spedisce la sua migliore reporter, Sue Bergman, ad intervistare le star, invitati alla festa post-premiazione da un ricco produttore in una villa di Bel-Air. La giovane e determinata giornalista sarà proprio il personaggio che controlleremo durante i primi minuti del gioco. Accade però, dopo poco, che Sue venga rapita da un misterioso assalitore, subito prima che un Frankenstein tesissimo gli riveli che c'è del marcio ad Hollywood. Il ritardo, da parte di Sue nel consegnare l'articolo, mette in agitazione il caporedattore di 'The Quill', che manda il navigato Ron Ashman ad investigare sull'accaduto. Dopo qualche ricerca sul luogo del misfatto, Ron scopre che Frankenstein è stato fatto letteralmente a pezzi per impedirgli di parlare, e che i suoi tre pezzi (testa, tronco e gambe) sono stati nascosti ognuno all'interno dei premi ricevuti dai migliori attori dell'anno: Dracula, La Mummia e L'Uomo Lupo. In altre parole, i pezzi del corpo del povero Frankie sono spediti ai tre lati del globo: Transilvania, Egitto e Australia.
Da questa originalissima premessa, parte “Hollywood Monsters”, che ci metterà nei panni, per il 95% del tempo, proprio di Ron Ashman, nella sua disperata quest per 'rianimare' Frankenstein e svelare il mistero di Hollywood e, nel contempo, ritrovare la sfortunata e scomparsa collega.
Le prime battute di questa avventura hanno lo scopo di familiarizzare con i controlli e, soprattutto, con l'interfaccia erede di quella di “Igor”, che deve molto allo SCUMM di lucasiana memoria: verbi e inventario in basso allo schermo selezionabili con il tasto sinistro del mouse. Cliccando con il tasto destro su un punto caldo, invece, il sistema ci 'suggerirà' il verbo più adatto per poter interagire con esso. Tutto questo si rivela decisamente macchinoso e anche un po' scomodo, nonché inevitabilmente retrò. C'è di buono che dopo un po' ci si fa l'abitudine e non ci si fa caso più di tanto.
La grafica, simpaticamente deformed, sfoggia una gradevole risoluzione 640x480, con buoni colori e locazioni alquanto curate. Le animazioni dei personaggi sono molte e credibili: purtroppo, però, sono completamente assenti quelle facciali, lasciando un duro fardello ai doppiatori che, è bene dirlo, se la cavano egregiamente. Il gioco è completamente localizzato in italiano, con un sonoro caratterizzato, infatti, da buone voci ottimamente recitate come non capitava da tempo (la voce di Ron è del bravo Giorgio 'Gabriel Knight' Melazzi), e da una colonna sonora mai invadente e davvero pregevole, sempre adatta alle diverse locazioni che esploreremo. Il tutto è corredato da una trama dai toni discretamente umoristici (con tanto di Dracula soprappeso che non riesce ad entrare nella stretta bara e di Uomo Lupo latin-lover idolatrato dalle donne-fans) che, pur essendo piuttosto statica, non perde mai di interesse e risulta essere, paradossalmente, più avvincente della sequela di luoghi comuni datoci da “Runaway - A Road Adventure”. Il tutto narrato grazie a personaggi volutamente caricaturali e simpatici, compreso il nostro protagonista. A ciò si aggiunge anche la lunghezza complessiva del titolo, di molto superiore alla media delle avventure grafiche degli ultimi anni.
Tutto bene, quindi? Ahimè, no, perché “Hollywood Monsters” fallisce proprio sul versante in cui le avventure dovrebbero essere più curate: gli enigmi. Come conseguenza di un ossessivo pixel hunting, il buon Ron sarà sommerso di decine e decine di oggetti dopo pochi minuti di gioco, e avrà da subito accesso a quasi tutte le locazioni (davvero tante!). Ciò non favorirà affatto la comprensione: spesso saremo decisamente confusi, senza sapere che pesci prendere, imbarazzati dalla moltitudine di luoghi e personaggi… roba da rivaleggiare con la prima parte di “Discworld”!
E c'è di peggio: i puzzle sono sviluppati talmente male che difficilmente capiremo perché stiamo sbattendo la testa su quella determinata cosa e, soprattutto, a cosa porterà la sua risoluzione. Problema aggravato dal fatto che i programmatori non si sono minimamente preoccupati di inserire indizi (tranne sporadici casi) per lo scioglimento dei suddetti enigmi, che spaziano dal quasi intuibile, allo stupidamente banale, al completo nonsense. E che dire di quando dovrete ripetere due o tre volte la stessa azione per 'convincere' il nostro eroe ad eseguirla? Molto frustrante.
Un vero peccato, perché le premesse di un'ottima e divertente (e molto economica, ai tempi) avventura old style c'erano tutte, ma purtroppo la pessima spina dorsale del titolo fa sì che si elevi di poco oltre la sufficienza: 3 su 5.
 
Nota: il titolo si rifiuta categoricamente di andare oltre qualche secondo di gioco, durante l'introduzione, su Windows XP, anche settando la compatibilità su Win 98. Nessun problema, invece, con Windows 98 puro, anche sulle macchine più potenti. E' comunque uscita una versione aggiornata per i nuovi Sistemi Operativi allegata al Corriere della Sera.
by Gnupick
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