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Gilbert Goodmate


Nella pacifica cittadina di Phungoria l'intera popolazione ha eretto a monumento, e posto al centro della città, un fungo dalle proprietà misteriose, in passato arma decisiva contro un temibile nemico. Accade, però, un giorno, che il suddetto fungo venga rubato da un ignoto personaggio dal volto coperto, mettendo k.o. il custode del monumento, Abraham Goodmate, il quale viene subito incolpato per il furto e messo agli arresti. Saremo chiamati a vestire i panni del simpatico nipote del custode, Gilbert, in un'avventura che ci vedrà prima scagionare il nonno e poi partire alla volta del fungo rubato.

Già dai primissimi minuti di gioco si intuisce come “Gilbert Goodmate” (titolo originale: “Gilbert Goodmate and the Mushroom of Phungoria”) voglia fare in tutto e per tutto il verso alle umoristiche avventure grafiche del passato.
La grafica, da sempre marginale in questo genere di giochi, presenta una risoluzione di 640x480, animazioni rare e poco fluide e fondali non troppo curati. Il tutto in un ambiente rigorosamente bidimensionale. Ciò rappresenta, praticamente, l'unico punto debole del gioco: una grafica di questo tipo è inaccettabile, anche se è bene dire come il prodotto sia uscito con due anni di ritardo in Italia (distribuito dalla Microforum), ed ufficialmente è in giro dal 2001. Poco importa, perché l'impatto visivo di “Gilbert Goodmate” non riesce a competere neanche con le produzioni della seconda metà dei '90.
Pollice in su per - quasi - tutto il resto. L'interfaccia deve molto a The Curse of Monkey Island: tenendo premuto il tasto sinistro del mouse apparirà un… fungo, con il quale interagiremo con qualsiasi oggetto o hot spot, mentre il tasto destro aprirà il sempre vasto inventario. Comodo e intuitivo, a mio parere il suddetto sistema è uno dei più riusciti insieme a quello visto in “Runaway - A Road Adventure”.
Il sonoro è appena sufficiente, anche se le voci scelte per interpretare i buffi personaggi di Phungoria sono credibili e simpatiche. Discrete le musiche di sottofondo. La versione italiana presenta i testi nella nostra lingua, comprese le scritte sulle insegne, biglietti, pareti etc.

Ciò che rende il prodotto della Prelusion degno di essere giocato è - paradossalmente, in tempi come questi - la vera ossatura di un'avventura grafica umoristica: humor ed enigmi.



La mappa di Phungoria. Anche qui, echi di "The Curse of Monkey Island".

Nelle sue peripezie, infatti, Gilbert avrà a che fare con numerosissimi personaggi simpatici e ben caratterizzati, con i quali intratterrà ogni genere di conversazione, arricchita da numerose battute di spirito e citazioni. Il solo fermarsi a parlare con gli strambi abitanti del mondo fantasy di Phungoria (che può ricordare alla lontana il Mondo Disco) risulta essere uno spasso di per sé, anche se c'è da dire che molte lunghe chiacchierate sono inutili o quasi ai fini del proseguimento della trama o della risoluzione dei problemi (come nel caso del Genio della Lampada o dell'Agente Segreto, figure un po' fini a loro stessi). Ciò non è necessariamente un problema (ricordate The Secret of Monkey Island, no?): purtroppo, nessun personaggio finisce per essere particolarmente memorabile (se si eccettua, forse, il maniaco del thè e il giovane perennemente ammalato) insieme a, purtroppo, il protagonista Gilbert, un po' anomalo sia nel design che nella caratterizzazione. In ogni caso, si tratta di cercare un po' il pelo nell'uovo, considerando che questi mancati approfondimenti nulla tolgono al divertimento complessivo del gioco, che ha comunque dalla sua un intreccio piacevole e brillante.

Altra carta vincente sono gli enigmi, del genere classico-che-più-classico-non-si-può, con un occhio particolare alla manipolazione degli oggetti dell'inventario e ai dialoghi con altri personaggi. Ho constatato che non tutti gli oggetti raccolti si sono rivelati utili: questo tipo di false piste, forse, sarebbe stato meglio evitarle.
Spesso risolvibili senza vincoli cronologici obbligati e disposti in un'area di gioco piuttosto vasta, i problemi sono quasi tutti coerenti (solo in paio di occasioni mi è capitato di risolverli per caso senza aver avuto nessun tipo di indizio all'interno del gioco), ben amalgamati con l'atmosfera e appaganti. “Gilbert Goodmate” non dimentica nemmeno di soddisfare il giocatore proponendo aree diverse col proseguire della storia, cosa che mancava nel forse un po' sopravvalutato The Westerner.



Madame Ziz e il suo non visibile genio pigro. Questa donna avrà bisogno di una sferzata di altruismo...

Il prezzo abbordabilissimo (circa 10 euro) e la possibilità di giocarlo su qualsiasi macchina odierna aggiungono appetibilità a un gioco che ha come unico difetto rilevante la poca appariscenza grafica e la mancanza totale di innovazioni. 3 su 5.

by Gnupick






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