Broken Sword IV - L'Angelo della Morte
Il buon vecchio George Stobbart, in seguito agli epici eventi a Glastonbury (narrati in “Broken Sword III - Il Sonno del Drago”), si è ritirato ad una vita modesta in un piccolo studio legale di New York. Un anno è passato dallo scontro col drago e George e Nicole si sono separati ancora, perdendo definitivamente i contatti. Ma, si sa, non si può scappare dal proprio destino di avventuriero, ed ecco piombare nella vita del giovane americano una misteriosa bionda (ovviamente prestante) di nome Anna Maria. La ragazza afferma di essere inseguita da un gruppo di gangster di origine italiana che vogliono impossessarsi di un manoscritto medievale appartenuto alla sua famiglia da secoli. Il manoscritto darebbe le indicazioni per raggiungere un manufatto cristiano dalle caratteristiche sconosciute ma in qualche modo pericolose (l''Angelo della Morte' del titolo). Come facilmente intuibile, George non si tira indietro se la situazione (e una bella gnocca) lo richiede, ed eccolo quindi viaggiare nuovamente per il mondo, manoscritto alla mano, alla ricerca di un modo per salvarlo. Sulla sua strada incontrerà l'immancabile Nico, l'ex giornalista francese compagna fedele delle precedenti avventure (e vecchia fiamma del protagonista).
Il sistema dei dialoghi è gestito nel modo classico. Di fronte a George c'è Virgil, amico e collega.
La Revolution Software, dimezzata in numero e coadiuvata dalla Sumo Digital per quanto concerne la realizzazione tecnica, torna con questo ennesimo seguito della loro creazione più nota. Differentemente dal contrastato “Broken Sword III - Il Sonno del Drago”, “Broken Sword IV - L'Angelo della Morte” è uscito, nel 2006, unicamente su PC, lasciando quindi da parte il difficile ma soprattutto diverso mercato delle console.
Avevo grosse aspettative verso questo “Broken Sword” e, mi dispiace davvero dirlo, sono state in gran parte deluse. Avevo perdonato i numerosi difetti del terzo capitolo grazie alla sua natura coraggiosa (semi)sperimentale, al ritmo cinematografico e dinamico e agli impagabili duetti fra i due protagonisti che alleggerivano l'atmosfera in più di un'occasione. Questo quarto episodio segna invece un parziale ritorno al passato con una struttura più classica, enigmi meno spesso arcade e un game design pensato soprattutto per gli avventurieri. Laddove quindi “Il Sonno del Drago” cercava di piacere a tutti (fallendo in più punti), proponendo uno stile variegato associato ad una difficoltà dei puzzle praticamente nulla - ma frustrante in alcune sue ripetizioni, come durante le sezioni stealth (mal congegnate) e negli spostamenti di casse (troppo frequenti) -, “L'Angelo della Morte” fa un leggero ma deciso passo indietro, rivolgendosi soprattutto agli amanti dei primi due capitoli, riducendo l'arcade e curando maggiormente la struttura degli enigmi.
I motivi della delusione sono molteplici, alcuni senz'altro dipendenti dal budget chiaramente ridotto della produzione (e quindi in parte giustificabili)… ma purtroppo tanti altri no.
Lo stesso Charles Cecil, autore delle avventure della Revolution (e poco prima collaboratore alla trasposizione videoludica de “Il Codice da Vinci”), mi è sembrato il primo a non essere convinto del progetto dalle interviste rilasciate prima dell'uscita del gioco.
Dallo sguardo languido di Anna Maria, sembra proprio che il vecchio George abbia fatto ancora colpo...
La prima cosa che balza all'occhio è, naturalmente, l'aspetto grafico generale, ancora una volta in 3D totale. Il miglioramento rispetto alla resa visiva de “Il Sonno del Drago” è piuttosto evidente: questa volta ci si sposta verso uno stile più tendente al fotorealismo. La scelta è inedita: la serie si era sempre distinta per la grafica cartoon, e il look era stato anche usato intelligentemente nel terzo capitolo per coprire l'inevitabile mancanza di dettagli. Ne “L'Angelo della Morte”, la preferenza di un'impronta più realistica ha portato ad un aspetto generale gradevole ma non esente da difetti. I modelli dei personaggi sono discreti e le espressioni facciali, soprattutto quelle dei protagonisti, sono molto realistiche e più 'contenute' rispetto al precedente episodio. Se proprio si vuol guardare bene, avvicinandosi un po', si nota una certa spigolosità dei poligoni e sbavature varie, ma in generale, come si può desumere dagli screenshot a corredo dell'articolo, la resa grafica statica è buona.
Purtroppo però, se la si osserva durante il gioco vero e proprio, si notano i primi difetti. Per prima cosa, le animazioni in-game sono poche, considerando che si tratta di un gioco del 2006. Inoltre, i movimenti di macchina sono frequenti negli spostamenti (non sempre comodissimi, comunque) ma molto rari durante le cutscene, e i cambi di inquadratura sono praticamente nulli nel corso dei dialoghi o nelle sezioni un po' più 'statiche'. Non ci sarebbe voluto molto ad inserire un primo piano qui e una carrellata là per rendere il gioco più cinematografico: aspetto non da poco data la natura palesemente 'filmica' della serie. La mancanza di qualsiasi sequenza in Full Motion Video (primo caso nella saga) non aiuta certamente, e così si è condannati a sporadiche cutscene realizzate benino ma niente più (se si escludono quelle degli ultimi 20 minuti di gioco).
Laddove, nelle sequenze non giocabili, “L'Angelo della Morte” non riesce a mascherare la grafica non troppo convincente, durante il gioco vero e proprio è anche peggio: gli scenari sono poverissimi e con pochi dettagli, e le locazioni (neanche poi così tante, e inoltre il numero di quelle esplorabili per sezione è molto ridotto) sono usate giusto per far proseguire la trama.
Alla luce di questo, si può facilmente intuire che siamo lontani non solo dalla resa grafica (bidimensionale!) dei primi due capitoli, ma anche da quella de “Il Sonno del Drago”, che riusciva a difendersi (stentando, comunque) con un aspetto cinematografico più studiato e animazioni più numerose. Viene quindi da chiedersi perché ostinarsi ad utilizzare il 3D se non si è capaci neanche di sfruttare le sue (immense) potenzialità: “L'Angelo della Morte” non ha una sola ambientazione che si lasci ricordare (anche se il paesaggio desertico non è male), né una sequenza ben girata o perlomeno montata con gusto: il tutto si riduce ad una staticità tipica delle avventure in 2D, con al massimo qualche soggettiva buttata lì e un'impennata action sul finale.
Sotto il profilo audio continuano i 'doloretti'. Affiancato ad effetti sonori appena sufficienti, uno dei piatti forti della serie - la colonna sonora - è ben lungi dall'essere memorabile: il nuovo compositore cerca di imitare lo stile di Pheloung (autore delle musiche dei primi due capitoli), e si può dire che in parte ci riesce nel suo utilizzo dopo la risoluzione di un enigma, ma la qualità è molto lontana dall'originale. Praticamente ci sono due o tre temi più o meno orecchiabili che si ripetono - in modo quasi random - giusto per movimentare la scena. Per di più, non solo non sono stati conservati i theme dei primi due episodi, ma neanche quelli de “Il Sonno del Drago” (inferiori di qualità, ma comunque buoni). Preso singolarmente, il risultato finale sarebbe discreto ma, per gli alti livelli qualitativi della serie, ci troviamo di fronte a un reparto audio meno curato del solito.
C'è poi un'altra cosa che fa storcere il naso, ma purtroppo è un problema tutto italiano: per contenere i costi, il gioco non è doppiato nella nostra lingua, pur avendo una localizzazione di tutti i testi. Normalmente, la mia reazione a ciò passa dal sospiro di sollievo all'esultanza gaudiosa (ricordate “The Moment of Silence”? Brrrr…), ma in questo preciso caso si tratta di un'ennesima carenza del prodotto che spezza (insieme, come già detto, al reparto audiovisivo) la continuità con gli altri giochi della serie. E' vero, le voci inglesi sono ottime e non hanno i soliti problemi di adattamento o di 'distrazione' degli altri episodi (come gli scambi di voce in “Broken Sword - Il Segreto dei Templari”, tenendo comunque presente che il lavoro di localizzazione è sempre stato di gran valore), ma provocano un certo straniamento nel giocatore italiano. Il doppiatore originale di George (Rolf Saxon), ad esempio, recita le battute in modo completamente diverso da come farebbe il 'nostro' Claudio Beccari che, soprattutto da “Broken Sword II - La Profezia dei Maya”, aveva dotato il personaggio di una vena tronfia di cui si sente pesantemente la mancanza. Anche la perdita della voce maliziosa e ironica di Elda Olivieri (Nicole) pesa abbastanza. Più di ogni altra cosa, comunque, le voci inglesi stridono con ciò a cui eravamo abituati dal '96 e non 'rassicurano' il giocatore che, per questo e per altri motivi, può non rendersi conto di star provando un gioco della serie “Broken Sword”.
Insomma, per farla breve, “L'Angelo della Morte” sfigura di fronte ai suoi predecessori almeno per quanto riguarda l'impatto meramente spettacolare: non si può non ricordare con una certa malinconia l'evocativa intro parigina de “Il Segreto dei Templari”, o il mistico opening tribale de “La Profezia dei Maya”, o perfino l'impatto scenografico e iconico de “Il Sonno del Drago” (con il simbolo della Spada Spezzata sull'altare), e accorgersi di aver già dimenticato la poco incisiva introduzione di questo nuovo capitolo.
Ribadisco ancora, però, che non c'è niente di particolarmente tragico: semplicemente, come parte della saga, “L'Angelo della Morte” ne esce un po' con le ossa rotte. Ok, il budget ridotto avrà senz'altro limitato un po' l'inventiva dei programmatori, ma in fondo sarebbe bastato poco per rendere appena più dinamica la scena generale.
Il PDA, oltre a farci accedere alle informazioni storiche e a permetterci di telefonare, sbloccherà i server schermati. Questo hacking è il più complesso del gioco.
E ora arriviamo all'aspetto più negativo: il sistema di controllo. La Revolution ha dimostrato più volte in passato di non riuscire a gestire in modo soddisfacente un controllo in 3D (“Oro e Gloria - La Strada per El Dorado” e, naturalmente, “Broken Sword III - Il Sonno del Drago”), ma questa volta siamo veramente ai limiti del disastroso. Dopo le critiche a “Il Sonno del Drago”, i programmatori hanno tentato di fare una leggera marcia indietro ma, invece di migliorare le cose, le hanno di gran lunga peggiorate. Il controllo, via tastiera, è essenzialmente lo stesso del terzo gioco della serie (la 'ripresa' a volte sarà fissa e altre dinamica, con carrellate e zoom, mentre il tasto SHIFT farà correre il protagonista), compreso l'ingiustificabile difetto del movimento relativo alla telecamera che non si 'resetta' al cambio di inquadratura. La novità sta nel fatto che per interagire con lo scenario (e con l'inventario, posto in alto allo schermo) si avrà comunque la necessità di utilizzare il mouse (il puntatore è intelligente e per avere la lista delle azioni disponibili bisognerà fare click destro sull'oggetto desiderato), rendendo l'ibrido tastiera/mouse scomodo e inadatto ad un'avventura grafica. Ah, certo, è possibile utilizzare unicamente il mouse (agendo sulla rotellina, il personaggio correrà): peccato però che le uscite non siano segnalate e che George si incastrerà spesso e volentieri fra gli oggetti degli ambienti, rendendo quindi inevitabile la tastiera per una maggiore precisione (si fa per dire).
Onestamente, il controllo è la cosa che più di ogni altra mi ha irritato: dopo le accuse al sistema del terzo capitolo, era lecito aspettarsi qualcosa di 'leggermente' migliorato. Ci sbagliavamo, e di grosso: “L'Angelo della Morte” ha in assoluto uno dei sistemi di controllo più scomodi e peggio rifiniti che mi sia mai capitato di provare, e da dei programmatori di una certa esperienza come i Revolution la cosa diventa inaccettabile.
Un altro difetto è l'impossibilità di saltare qualsiasi filmato o dialogo del gioco. Non solo: ci capiterà, durante i dialoghi, di sentire lo stesso scambio di battute poiché il programma non eliminerà le domande già poste all'interlocutore… e allora sì che peserà parecchio l'assenza di uno skip per i testi.
Talvolta saremo chiamati a risolvere enigmi che vorranno una collaborazione da parte del nostro accompagnatore (più spesso un'accompagnatrice): basterà chiedere un aiuto agendo sull'inventario, esattamente come se la persona fosse un oggetto in nostro possesso. Be', non sempre funzionerà: d'altra parte Anna Maria e Nicole non si fanno certo trattare come il Max di “Sam & Max - Hit the Road”!
Torna anche la possibilità di visitare le varie zone facendo uso di una mappa delle locazioni, così come accadeva ne “Il Segreto dei Templari”: purtroppo, però, le zone sono limitate a un paio per mappa, rendendo la non-linearità solo un'illusione.
Il piacere dell'esplorazione, infine, è minato vistosamente dal numero ridottissimo di hot spots.
Come se ciò non bastasse, “L'Angelo della Morte” non convince neanche per quanto riguarda il comparto narrativo. Il riserbo praticamente assoluto sulla trama lasciava presagire una mancanza di cura della stessa, anche se il background di personaggi e storia (quasi del tutto abbandonato nel gioco vero e proprio) apparso sul sito ufficiale lasciava ben sperare. Niente da fare: la storia scorre via senza particolare inventiva per le prime 3 o 4 ore. In seguito, quando fa la sua comparsa lo sfondo storico, il gioco si illumina improvvisamente e sembra di ritrovarsi immersi in una versione in 3D de “Il Segreto dei Templari”. La sensazione dura poco, purtroppo, e la storia ritorna su binari insipidi e prevedibili fino a palesare l'intento di Cecil (probabilmente influenzato dal suo lavoro su “Il Codice da Vinci”) di costruire un'improbabile vicenda dal sapore 'brownesco', infilando dei mafiosi caricaturali e un complotto clericale che più banale non si può. Insomma, va bene il trend del momento e si possono anche accettare gli ennesimi riferimenti ai Templari (ancoraaaa? Ok, “Broken Sword” può permetterselo), ma presto ci si accorge che, nonostante il gioco tenti di mantenere le distanze dal (auto)citazionismo sfrenato de “Il Sonno del Drago” e dalle divagazioni de “La Profezia dei Maya”, il background storico è molto povero e poco approfondito (ben lontana quindi la cura de “Il Segreto dei Templari” e lo studio di “Gabriel Knight 3 - Il Mistero Macchiato di Sangue”), accontentandosi di ripescare nel già visto e rivelando le sue carte solo nelle ultime due ore di gioco. Ore neanche particolarmente ispirate, comunque, alla luce del fatto che la piega finale rischia più volte di sembrare un deja vu de “I Predatori dell'Arca Perduta”. Le informazioni storiche, quindi, sembrano più funzionare come specchietto per le allodole (i fan del “Codice”, probabilmente) che come arricchimento della trama vera e propria, la quale si basa, in fondo, sulla classica storia della superarma che i cattivi vogliono per impossessarsi del mondo. E' un peccato che il background storico non sia stato ulteriormente sviscerato grazie al PDA (il palmare portatile di George che ricorda l'immenso 'Sydney' di Grace in “Gabriel Knight 3”), che purtroppo ha ben pochi link e ridotte informazioni (al di là di quelle già conosciute sui Templari e sul mito di Baphomet): un ottimo oggetto, potenzialmente ricco di spunti per la storia, per gli enigmi o anche solo per approfondimenti personali, purtroppo sottoutilizzato dal gioco stesso.
“Broken Sword”, però, non è solo history ma anche avventura e puro intrattenimento: su questo fronte le cose si fanno più interessanti ma ci si aggira comunque su livelli più bassi dei precedenti capitoli. La trama sembra indecisa e poco coinvolgente per quasi tutto il tempo, ed è costellata da personaggi tutt'altro che indimenticabili. I 'cattivi' sono ridotti a macchiette ('Elvis' e il fanatico dei salami su tutti) e non sono mai realmente pericolosi (come invece accadeva con tutti i villain principali della saga, da Kahn a Susarro), rendendo il giocatore ben poco partecipe al rischio che il mondo corre in quel momento.
In ogni caso, c'è un buon bilanciamento fra i momenti seri (che, come detto, scivolano via senza lasciare un granchè) e quelli più leggeri, facendo dimenticare il dislivello visto in “La Profezia dei Maya”. Durante la lunga sezione a Roma, il gioco sembra crescere prepotentemente e risulta veramente divertente nel suo humor tipicamente inglese (molto Broken Sword style), ma si tratta purtroppo di un picco raggiunto solo in alcuni momenti di divagazione (è anche presente l'oggetto tormentone come l'attrezzo per sollevare i tombini o il pezzo di carbone dei vecchi episodi, questa volta rappresentato da una mazza da golf fatta su misura), e comunque non impreziosito da sezioni 'seriose' realmente emozionanti, come invece accadeva ne “Il Segreto dei Templari”. Si tratta comunque di rari bagliori del “Broken Sword” che avrebbe dovuto essere: per la maggior parte del tempo, come già detto, non sembra neanche di giocare ad un titolo della serie. La sensazione è che i programmatori abbiano rinunciato alla mole di citazioni dei giochi precedenti (limitandosi ad una breve comparsata di Duane, l'americano suonato che dice di lavorare per la CIA), caratteristica del terzo episodio, per concentrarsi su un'atmosfera nelle intenzioni più simile a “Il Segreto dei Templari”, riuscendoci, come è evidente, solo a metà. E' invece molto citato “A Sangue Freddo” (“In Cold Blood” in originale), il discreto ma frustrante arcade-adventure dei Revolution uscito nel 2000 (anch'esso massacrato a causa del terribile sistema di controllo diretto via tastiera).
Il finale, infine, è addirittura più affrettato e fugace degli altri episodi (che si erano già 'disinti' per la velocità degli ending)… era così difficile sfumare un minutino più tardi?
E i personaggi? Con l'assenza dei character ricorrenti come Lobineau (solo citato), Flap o Pearl e, soprattutto, mancando per la prima volta del tutto l'ambientazione parigina, il compito di portare la bandiera di “Broken Sword” va a George, protagonista assoluto (con Nicole giocheremo una sola sezione). Neanche lui riesce a farci sentire a casa, purtroppo: il suo cipiglio sarcastico è rimasto ma è meno pungente (e purtroppo qui si sente la mancanza del nostro doppiatore), e nelle occasioni più avventurose risulta essere meno 'eroico' rispetto ai precedenti titoli. Il restyling grafico gli ha dato un gradevole aspetto maturo, ed in generale mi è sembrato più 'composto' del solito. Purtroppo, tutto il background di personaggio provato dalle precedenti avventure (così come scritto sul sito ufficiale) non è stato affatto sviluppato, proponendo quindi il solito George dal passato solo abbozzato e dalla personalità distaccata.
Nicole, molto più carina che in precedenza, è un personaggio quasi di contorno, che incontra George solo in rare occasioni. Difficile stabilire un giudizio completo sulla sua personalità, ma mi sono molto mancati i mitici duetti col protagonista, vero 'salvataggio in corner' de “Il Sonno del Drago”.
Anna Maria, d'altro canto, non riesce a farci dimenticare la vecchia Nico. Il personaggio in sé è potenzialmente interessante, ma si perde a causa di una mancanza di coraggio da parte degli autori quando si tratta di piazzare bene i colpi di scena che la riguardano.
Poco da dire anche sui personaggi secondari: appena abbozzati l'hacker Virgil e il turco Mevlut (nelle intenzioni, avrebbero dovuto essere fondamentali) e glissabili i mafiosi (malvagi?) e i membri dell'ordine religioso. Molto divertenti invece il seminarista Mark (appassionato di film d'azione e della 'splendida Lucy Chu') e il barbone Archie (attratto dal didietro della bella Nicole), sicuramente più incisivi degli altri (non a caso entrambi presenti nella sezione più riuscita del gioco).
I dialoghi restano buoni, ma non eccelsi. Anche sotto questo profilo, si era fatto di meglio.
Ciò che salva “L'Angelo della Morte” dalla stroncatura è, paradossalmente, l'aspetto fondamentale in un videogioco di avventura: gli enigmi. E' fin troppo ovvio che i Revolution si siano concentrati sul reparto ludico più di qualsiasi altra cosa: il game design risalta in mezzo al resto, ed è giusto segnalarlo.
Innanzitutto è stata quasi del tutto abolita l'action presente nel terzo capitolo: “L'Angelo della Morte” prende subito le distanze proponendo puzzle strettamente avventurosi e rivolgendosi soprattutto agli appassionati del genere. Gli enigmi sono senza dubbio più stimolanti de “Il Sonno del Drago” e, mi sento di dire, sicuramente anche più de “La Profezia dei Maya”. La difficoltà non è alta (siamo dalle parti del primo capitolo), ma l'interesse resta vivo per tutta la durata dell'avventura.
Le arrampicate e i salti occasionali sono rimasti (così come un timido e quasi imbarazzato accenno di 'spostamento di casse'), ma quasi sempre hanno una loro ragione 'avventurosa' di esserci e non servono unicamente come 'tappabuchi'. Assenti del tutto invece le sezioni da laser-game, anche se non so se la cosa abbia giovato: i suddetti momenti fungevano da cutscene dinamica e davano quel tocco di adrenalina di cui la serie aveva sempre fatto uso. In “L'Angelo della Morte”, invece, c'è un solo momento di tensione: l'enigma della bomba, peraltro veramente divertente e dall'umorismo oserei dire quasi 'gilbertiano'. Per il resto, l'andamento è statico e non bastano gli abusati(ssimi, temo) enigmi a tempo per ravvivare la scena: a volte, anzi, risultano irritanti poiché alcuni passi vanno ripetuti fino alla nausea, fintanto che non riusciamo ad afferrare il dettaglio che ci è sfuggito.
Una certa evoluzione si ha anche nelle sequenze stealth: anch'esse, il più delle volte, pretendono un approccio adventure per essere risolte, rendendole di fatto più sensate alla dinamica del gioco.
Come nel precedente episodio, è possibile morire. Poco male, perché il gioco ci riporterà indietro, subito prima del passo fatale.
Gli enigmi principali de “L'Angelo della Morte” ruotano attorno a due oggetti chiave: il PDA e il manoscritto. Il PDA ci darà le informazioni (storiche e non) che ci faranno sbloccare in determinati punti, mentre il manoscritto (in realtà ce ne sono due) darà i giusti indizi nei numerosi enigmi di logica che si pareranno davanti.
Il PDA permetterà anche di accedere a dei server protetti che troveremo di tanto in tanto: per farlo, si attiverà una sezione hacking che, una volta risolta, ci farà superare le protezioni dei terminali. Queste sezioni, che ricordano quelle viste in “Largo Winch - Empire Under Threat”, sono abbastanza stimolanti e spezzeranno il ritmo classico degli enigmi che prevedono la manipolazione di oggetti nell'inventario e nello scenario. Mai impossibili da risolvere (ne ho trovato uno solo veramente difficile), restano un piacevole diversivo.
A metà e sul finale di gioco, poi, George si troverà di fronte ad enigmi di logica, vero scoglio del gioco (a scapito, forse, della curva di difficoltà). Per superarli ci verranno in soccorso i manoscritti che, differentemente dal primo episodio, potranno essere esaminati minuziosamente e bisognerà carpirne i segreti manualmente con le informazioni e le intuizioni ottenute. Una volta 'interpretati' i disegni e i testi, avremo qualche possibilità in più per risolvere i puzzle più ostici.
Entrambe le introduzioni sono graditissime ma, ancora una volta, non sono sviluppate a dovere: il PDA come fonte di informazione si utilizza troppo poco e il suo uso è troppo automatico, sembrando quasi il fratello povero del già citato 'Sydney' di “Gabriel Knight 3”; i manoscritti, inoltre, sono utili solo in due precise occasioni e poi sono praticamente dimenticati: è un vero peccato, perché una loro funzione più centrale e completa avrebbe giovato sia ai puzzle che alla profondità del background storico, così come accaduto ne “Il Segreto dei Templari”.
In generale, comunque, siamo di fronte alla realizzazione di un'avventura che paradossalmente, facendo un passo indietro, possiede un'identità più precisa rispetto a “Il Sonno del Drago”, che non tralascia alcune sezioni dinamiche per giovare alla varietà di gioco.
La longevità si assesta sui soliti ottimi livelli della serie, anche se le ore necessarie al suo completamento (circa 15) scorrono via senza lasciare segni profondi, come nel secondo e nel terzo episodio.
“Broken Sword IV - L'Angelo della Morte” è figlio dei tempi in cui le avventure grafiche sono costrette ad uscire dopo una produzione affrettata e un budget minimo. Nonostante questo, alcune scelte e lacune (aspetto visivo e sonoro, facilità di controllo e narrazione) appaiono difficili da digerire viste in un titolo dal nome così importante. Restano comunque delle buone idee (purtroppo non abbastanza sviluppate) e un game design certamente più raffinato dei due episodi precedenti. Mi rendo conto di aver sottolineato nel corso di questo titanico articolo (non mi dite che siete ancora lì…) i - molti - aspetti negativi del gioco senza alcuna pietà, ma è bene dire che “L'Angelo della Morte” è comunque un buon titolo. Sicuramente non eccelso e forse non del tutto all'altezza del marchio che porta, ma divertente e giocabile fino alla fine. Qualitativamente, siamo dalle parte de “La Profezia dei Maya”: 3 su 5 (naturalmente, non ho considerato nel voto l'annosa questione del doppiaggio, essendo un problema tutto italiano).
Se ci sarà mai un seguito, confido in un investimento maggiore di tempo ed energie all'aspetto cinematografico-narrativo, fondamentale in un gioco della serie “Broken Sword”, e ad un sistema di controllo finalmente decente.
La citazione:
(George tenta di adulare un'anziana suora in sovrappeso per poter superare le mura Vaticane)
George: “Cosa ci fa una suora come lei in un posto come questo?”
Suor Angelica: “Sta per caso facendo dello spirito?”
George: “Beh… non era mia intenzione, ma in ogni caso ci sono riuscito”
Suor Angelica: “Non mi piacciono le battute”
George: “Cosa? Mai?”
Suor Angelica: “Mi distraggono dalla ricerca della pace interiore”
George: “Conosce quella dell'attrice e del vescovo?”
Suor Angelica: “NO! E non voglio sentirla!”
George: “Peggio per lei, sorella”
Suor Angelica: “Per lei, Sorella ANGELICA”
 
Nota: Sembra che “L'Angelo della Morte” abbia dei problemi a girare su alcune schede video. Una patch non è ancora uscita, per cui invito i potenziali acquirenti a dare una sbirciatina alle schede supportate. Per il resto, tutto gira piuttosto fluidamente su un PC di fascia medio-bassa.
Per ultimo, segnalo un easter egg sul sito ufficiale. E' un piccolo enigma (occhio ai simboli in alto a destra) che sblocca alcuni contenuti speciali, fra cui wallpaper e degli audio di Cecil che discute di argomenti legati al gioco.
by Gnupick
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Recensione Broken Sword IV - L'Angelo della Morte. Gnupick's corner, l'angolo delle avventure grafiche. Recensioni, commenti, schede, analisi, retrogaming, discussioni su graphic adventures ed altri videogiochi non solo punta e clicca. Recensioni di giochi per PC con visuale in prima persona o in terza persona.
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