Bone - Episode I - Out from Boneville
La Telltale Games, composta da ex membri della gloriosa LucasArts, fa il suo esordio nel campo videoludico con la prima parte di “Bone”, basata sull'omonimo fumetto di Jeff Smith, collaboratore anche alla trasposizione elettronica. In realtà, non si tratta del primissimo gioco rilasciato dalla software house indipendente (che si occupa anche della stessa distribuzione - online): “Telltale's Texas Hold'em” era infatti un piccolo casual game sfruttato anche per testare il motore grafico che sarebbe stato utilizzato (con qualche modifica marginale) nei “Bone”, in “C.S.I. III - Crime Scene Investigation - Omicidio in 3 Dimensioni” e nei nuovi “Sam & Max”.
Questo “Bone - Episode I - Out from Boneville” anticipa, nel 2005, la politica delle uscite ad episodi, adottata in seguito da grandi blockbusters quali “Half Life 2” e “Sin Episodes”. A voler ben vedere, non si tratta di una completa novità (ricordate, ad esempio, la Simulmondo?), ma la distribuzione online in formato elettronico ad un prezzo ridotto rappresenta perlomeno un caso curioso e un precedente importante, anche a giudicare dal budget genericamente basso delle produzioni.
La prima locazione, con i tre cugini ancora insieme. Le ambientazioni sono un po' scarne, ma funzionali.
Il primo episodio della saga, “Bone - Out from Boneville”, ci mette nei (pochi) panni di due dei cugini Bone, il buonista Fone e il burbero Phoney, cacciati dalla loro cittadina natale (Boneville, appunto) in seguito a un pasticcio combinato dallo stesso Phoney, candidato come sindaco. Il gruppo è composto anche dal terzo cugino, un suonatore di banjo di nome Smiley. I tre verranno presto separati a causa di uno stormo di locuste, e il giocatore dovrà controllare prima Fone e poi Phoney nel tentativo di 'riunire la bbbanda' e tornare a casa. Inutile dire che l'impresa sarà molto più ardua del previsto, e lungo la loro odissea i protagonisti avranno a che fare con personaggi strampalati, belle fanciulle ed anche terribili creature.
Questa prima avventura è costellata principalmente da momenti comici veramente gustosi. I personaggi sono uno più bizzarro dell'altro (due su tutti: la pulce Ted - con il suo 'fratellone' al seguito - e i teneri ma pestiferi Opossum) e vivacizzano le personalità dei due Bone, scatenando le reazioni imbarazzate da parte di Fone e mettendo alla luce l'opportunismo di Phoney. La trama, in verità, finisce per tradire la sua natura quasi epica sul finale grazie anche ad alcuni indizi sparsi qua e là… il tutto inaspettatamente coerente con l'ambientazione fantasy e il tono generalmente adatto a tutti.
I dialoghi, gran parte di essi recuperati dalla fonte originale, sono spassosi e piuttosto numerosi (molti i casi in cui parleremo con più di un personaggio contemporaneamente), fondamentali in diversi casi: ai testi ha collaborato anche Dave Grossman, co-autore dell'indimenticabile “The Secret of Monkey Island”.
La piccola pulce Ted (è la 'foglia' verde al centro... ooops, non diteglielo che l'ho chiamato così!) tenta di guadare il fiume in una sequenza semi-arcade.
Riguardo la grafica, il lavoro è ottimo: la risoluzione a 800x600 (modificabile nelle versioni più evolute) e l'assenza di ombre non attenua l'impatto generale, con le figure morbide dei Bone e un numero veramente alto di animazioni (comprese le espressioni facciali), davvero ben fatte. Peraltro, si tratta del 3D totale fra i più riusciti che io ricordi: gli spostamenti sono controllati da movimenti di macchina precisi e mai disorientanti, conservando il classico controllo punta & clicca.
La resa visiva pulita e cartoonosa è molto gradevole e attraente fin da subito, e poco ci vuole ad immergersi nel mondo fantastico di “Bone”.
Standing ovation sfiorato per il sonoro. Ottime le voci, perfettamente caratterizzate e buffe, e buoni i sempre coerenti effetti sonori. La vera sorpresa consiste nelle musiche di Jared Emerson-Johnson, collaboratore fisso dei prodotti Telltale proveniente dalla scuola del Bajakian di lucasiana memoria: i suoi pezzi sono più che orecchiabili, e spaziano dal country ad un utilizzo più orchestrale nei momenti topici (come nei Main Titles). In più di un occasione ricordano le musiche di Peter McConnell del vecchio “Maniac Mansion - Day of the Tentacle”.
L'interfaccia procede a braccetto con la struttura ad enigmi pensata per il gioco. “Out from Boneville” è, infatti, un titolo che rinuncia alla sfida cervellotica tipica delle avventure grafiche per poter essere abbordabile a tutti, tentando di stimolare l'avventuriero rodato quanto il casual gamer con puzzle sempre connessi alla narrazione. Così, l'interfaccia è ridotta al minimo, con puntatore intelligente (composto da icone cicliche da scorrere col tasto destro, ma mai più di due per hot spot) e inventario a scomparsa (pochissimi oggetti trasportabili e non combinabili fra loro, comunque). Intelligente l'utilizzo dell'hint progressivo (attivabile a piacimento) in basso a destra dello schermo, utile a superare i momenti più impegnativi, comunque molto rari. Una leggera difficoltà deriva da alcune sequenze arcade (realizzate cosìcosì), in ogni caso skippabili al primo fallimento. Sono presenti anche molti altri momenti non propriamente adventure, utili a tener sempre vivo l'interesse del giocatore.
E' piacevole veder scorrere la storia di “Bone” in modo armonioso senza impantanarsi praticamente mai, ma la semplicità forse è davvero eccessiva: ogni puzzle si riesce a risolvere senza andare oltre un paio di locazioni, e male che vada si può procedere facilmente a tentativi.
A proposito di locazioni: anch'esse sono di numero ridotto, e sopratutto esplorabili poco per volta.
Tutto ciò fa di “Out from Boneville” un titolo quasi autosolvente. Neanche la definizione di avventura grafica in senso classico può andar bene: è vero, la struttura è perlopiù la stessa (anche se le divagazioni sono molte), ma il tasso di sfida è (volutamente) bassissimo. Paradossalmente, questo non comporta un problema in senso stretto proprio in virtù della scelta optata: il divertimento di “Out from Boneville” esula da aggrovigliamenti di cervello tipici delle avventure, ma si concentra sulla narrazione, i personaggi, i dialoghi e una varietà di gioco comunque stimolante.
Fone e Phoney a cena da Nonna Ben e Thorn. In questa sezione è presente un dialogo multiplo piuttosto complesso e strutturalmente senza precedenti nella storia.
Purtroppo, però, si rischia di esagerare con la facilità degli enigmi che, unita alla bassa longevità (dalle 2 alle 4 ore), rende “Out from Boneville” un titolo acerbo non riuscito appieno, migliorabile in più punti anche se dannatamente divertente. E' anche vero che una longevità di questo tipo è accettabile in una serie ad episodi (peraltro pensata anche per il casual gamer) venduta comunque a prezzi più che onesti, quindi non ci si può lamentare troppo.
Rifinendo qua e là qualche sequenzina arcade, aumentando di poco le ore di gioco e la sfida offerta, il titolo avrebbe potuto essere un colpaccio. Ci va comunque non lontanissimo, grazie ad un sapore lucasiano che qualche giocatore ha forse dimenticato: “Out from Boneville” solleticherà spesso un piacevole deja vu, garantito. Voto: 3 su 5.
La citazione:
(il povero Fone ha bisogno dell'aiuto dei piccoli Opossum per ritrovare Phoney)
Opossum 1: “Forza, fai un gioco con noi!”
Opossum 2: “Solo uno!”
Opossum 3: “Peeeeeeer favore!”
Fone: “Ok, ok… giochiamo al 'morto'. Come si gioca?”
Opossum 1: “Facci un 'ROAR' appena pronto, signore!”
Opossum 2: “…e che sia DAVVERO spaventoso!”
Opossum 3: “SI! Spaventoso!”
Fone: (si concentra, poco convinto) "… um… roar?”
Opossum 1: (facendo il verso) “Um… eek?”
 
Nota: Dall'estate del 2007, il gioco è distribuito in Europa e in Italia (con rispettivo supporto) grazie alla Xider, che ha curato l'ottima traduzione in lingua italiana (dei soli testi). La versione originale (completamente in inglese) è comunque disponibile ad un prezzo più vantaggioso presso il sito della Telltale Games, sia in forma elettronica che su supporto CD.
Grazie all'immenso Diduz e al suo Lucasdelirium per la locandina.
by Gnupick
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